Colico (Lecco), 19 dicembre 2013 - Una lettera aperta rivolta alla famiglia di Mirko Franzoni è stata scritta dal gruppo delle ronde di Colico che già aveva appeso degli striscioni con la scritta «Difendersi è reato. Rubare è lecito. Solidarietà a Mirko». Ora i colichesi rivolgono il loro pensiero alla famiglia del ragazzo e mentre si preparano per una trasferta a Serle, nel Bresciano, forse già domenica, hanno voluto che la famiglia ricevesse il loro sostegno. «Siamo tutti figli e alcuni di noi anche genitori – si legge nella lettera aperta - per questo comprendiamo il dolore e l’angoscia che sta provando la famiglia Franzoni in questo momento. Ma vogliamo dire ai genitori di Mirko, ai suoi famigliari e ai suoi amici che siamo loro vicini, che sono nei nostri pensieri e in suo nome vogliamo portare avanti il legittimo diritto di ogni famiglia di sentirsi al sicuro. La nostra solidarietà e il nostro affetto nei loro confronti sono grandi anche se non li abbiamo mai conosciuti, ma ci sentiamo così vicini a loro in questo momento perché il dramma che stanno vivendo lo avremmo potuto vivere noi e ne siamo ben consapevoli».

Per le ronde, l’origine scatenante di quanto è accaduto trova radice nelle mancanze delle istituzioni. «L’esasperazione - si legge ancora nella lettera - la paura, l’angoscia di non essere più protetti nelle nostre comunità e fin dentro le nostre case ci ha portati a scendere in strada di notte, ci ha costretti a fare quello che dovrebbe fare lo Stato, ci ha obbligati a organizzare ronde quando la cosa che avremmo veramente voluto era solo stare a casa con i nostri cari e i nostri amici. Adesso il nostro sacrificio di dover uscire la notte per proteggere le case è nulla in confronto a quello che stanno passando Mirko e la sua famiglia e proprio per questo vogliamo essere loro vicini».

Duri i contenuti della missiva: «Fabrizio De Andrè in una sua famosa canzone scriveva: “Prima pagina: venti notizie, ventuno ingiustizie e lo Stato che fa? Si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità”. Ecco, questo è quello che anche oggi lo Stato sta facendo: lascia i cittadini in balìa dei criminali salvo poi andare a incarcerare chi ha cercato di proteggere la sua casa, la sua famiglia, il suo paese e i suoi compaesani. Certo è facile, è sempre stato facile, mettere in galera la brava gente che lavora e paga le tasse, quelli che tutti conoscono e tutti sanno essere brave persone. Ma perché quando ogni notte chi il giorno dopo deve andare a lavorare è derubato, maltrattato e a volte ucciso non c’è questa fermezza dello Stato?». Infine, nella missiva si legge: «A Mirko e ai suoi cari esprimiamo tanto affetto, siamo vicini perché il loro dramma avrebbe potuto toccare chiunque di noi a Colico. Non lasceremo che Mirko rimanga solo e abbracciamo lui e la sua famiglia con tutto il cuore».