Serle (Brescia), 16 dicembre 2013 - «Mio fratello è un bravissimo ragazzo, questo è fuori di dubbio. Lo dicono tutti quelli che lo conoscono. È un’azione che non gli appartiene». Le parole affrante di chi ha visto il fratello trasformarsi in giustiziere notturno e solitario. Ezio Franzoni, 37 anni, parla del fratello. Mirko, 29 anni, meccanico in società con Ezio, descritto da tutti come mite e schivo, gran lavoratore, unica passione la caccia, è in cella nel carcere di Canton Mombello a Bescia, arrestato per l’omicidio volontario di un albanese sorpreso in casa a rubare. Lo ha ucciso con un solo colpo del suo fucile da caccia calibro 12, caricato a pallettoni.

Serle, arrampicata sui contrafforti della Valsabbia bresciana. Rinomata per le carni allo spiedo. Paese di cacciatori, 3.100 abitanti e qualche centinaio di licenze. Un piccolo borgo da molto tempo provato dai furti, gli ultimi in questi giorni, in due abitazioni e nella sede della Protezione civile. Un paese isolato, dove la paura fa in fretta a calare insieme con le prime ombre della sera. Esorcizzata con blindature, catenacci, inferriate, tecnologie varie. E qualche cacciatore si corica con la doppietta accanto al guanciale.

Le 18,30 di sabato. Mirko Franzoni abita con il padre Eugenio e la madre Paola al numero 66 di via Marconi. Reduci da una partita di caccia, padre e figlio raggiungono l’abitazione di Ezio, una villetta a due piani color ocra, con attigua l’autofficina, al numero 71 della stessa via. Ezio è uscito per la spesa. La sera, con i due bambini, festeggerà il compleanno della moglie Paola. È una vicina ad avvertire padre e figlio di qualcosa di strano in casa di Ezio, ombre, movimenti, lucine di pile. I due Franzoni sono al pianterreno. I ladri sono in due, fuggono da una finestra del primo piano, un volo di due metri e mezzo, dopo avere arraffato nella camera da letto qualche oggetto d’oro dei bambini. Qualcuno li vede, tenta di fermarli, è un parapiglia. Un lavorio frenetico di cellulari, nella piccola comunità solidarietà e senso di appartenenza sono molto forti. Arriva altra gente. Sono attimi concitati di caccia all’uomo.

Poi tutto si acquieta. Solo Mirko Franzoni non si rassegna e non smette di perlustrare da solo la zona con il suo fucile da caccia. Una segnalazione porterebbe in un bosco, fitto di castagni e altre piante. Un viottolo sterrato porta in vicolo Castagneto, passaggio obbligato per chi vuole ricongiungersi all’abitato e magari recuperare l’auto che ha abbandonato. Sono trascorse da poco le 20,30. Due ore. Forse i fuggitivi si ritengono al sicuro. In vicolo Castagneto si trovano invece di fronte l’uomo armato. Uno riesce a fuggire. Mirko Franzoni racconta di avere lottato con l’altro, più robusto di lui. Nella colluttazione parte un colpo che raggiunge lo sconosciuto sotto l’ascella sinistra.

È lo stesso Franzoni a chiamare al soccorso un’ambulanza del Cosp di Mazzano. Il ferito non arriva vivo all’ospedale di Gavardo. È un albanese di 26 anni, E. N., senza fissa dimora, precedenti per reati contro il patrimonio. Un fatto di sangue. Attorno le inquietudini di un paese, la sua crisi di sicurezza. «Sono due anni — dice il sindaco Gianluigi Zanola — che sono iniziati i furti nelle case. Serle e la zona hanno smesso di essere un’isola felice. Nel 2011 alcuni ragazzi avevano organizzato spontaneamente un servizio serale di prevenzione».

di Gabriele Moroni