Dolzago, 6 settembre 2013 - È stato trasferito d’urgenza dall’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco al San Giuseppe di Milano il pensionato che martedì pomeriggio è stato aggredito da un vicino di casa a colpi di katana. Vittorio Marchetti, 76 anni, ha rimediato profonde ferite alle braccia nel tentativo di parare i fendenti, tanto che una mano gli è stata mozzata quasi di netto. Ma adesso rischia di perdere entrambi gli arti superiori. Inoltre ha riportato una grave emorragia che a più riprese, anche una volta ricoverato, lo ha quasi ucciso. Per questo i medici hanno optato per la clinica del capoluogo lombardo, che fa parte del gruppo Multimedica, i cui sanitari sono specializzati nel trattamento di casi estremi.

Nonostante sia già stato operato le sue condizioni permangono estremamente critiche e la prognosi per lui è ancora riservata. La sua colpa sarebbe stata quella, durante una discussione avvenuta nel tornello dei box della palazzina di via ai Poggi dove abitano, di aver chiesto al dirimpettaio che ha cercato di ammazzarlo di pagare la parte spettante di spese condominiali. Quest’ultimo, che era convinto che l’anziano lo derubasse, quando si è sentito avanzare la richiesta, è corso nel proprio appartamento, ha afferrato una spada acquistata ad un mercatino di paese dell’usato e gli si è avventato contro come una furia assassina, brandendo e calando ripetutamente l’arma addosso al malcapitato, fino a quando quest’ultimo non è collassato a terra in una pozza del suo stesso sangue.

Per questo Lino Cesana, autotrasportatore di 53 anni, deve adesso rispondere della pesante accusa di tentato omicidio, nella speranza che il capo di imputazione non venga trasformato in omicidio. Si trova rinchiuso in una cella di Pescarenico. Oggi si svolgerà l’udienza di convalida e verrà interrogato. Intanto ieri l’avvocato Vito Zotti, il suo avvocato di fiducia insieme al collega Marcello Perillo, gli ha fatto visita in carcere. «È estremamente contrito e abbattuto - riferisce il difensore -. Ha finalmente realizzato la gravità di quanto ha commesso. Non sa nemmeno lui come sia potuto capitare che perdesse la testa in tale maniera. È convinto che la vittima gli entrasse in casa con una copia di chiavi e gli avesse preso diversi oggetti». 

Si parla di un servizio da te, di un libro, di un blocchetto degli assegni che non avrebbe nemmeno potuto utilizzare anche ammesso che le illazioni si rivelassero fondate e di altri oggetti di poco conto. «Si tratta comunque di un aspetto da approfondire», spiega l’avvocato. E non tanto per giustificare un gesto che non può trovare giustificazioni, ma almeno per cercare di capire cosa abbia scatenato una simile reazione e tentare di attribuire quanto meno un senso logico all’assurda vicenda.
Si vuole anche stabilire se il camionista sia perfettamente capace di intendere e di volere oppure se soffra di qualche disturbo.