Merate, 24 settembre 2012 - Oggi dovrebbe essere il giorno della verità per Giuseppe Coletti, il 38enne di Mezzago delegato sindacale dell’Usb licenziato in tronco settimana scorsa dai dirigenti della Fomas, il colosso metallurgico di Merate - Osnago. Questo pomeriggio, lunedì, presso la sede lecchese di Confindustria, i responsabili della Spa del ferro insieme ai rappresentanti sindacali dello stabilimento cercheranno un’intesa per trovare soluzioni alternative al drastico provvedimento. L’appuntamento è fissato per le 16.
Qualora l’esponente dell’Unione sindacale di base non verrà reintegrato, i circa 350 colleghi sono pronti a incrociare nuovamente le braccia, proclamare lo sciopero e allestire picchetti, proprio come avvenuto venerdì mattina. In attesa del responso il diretto interessato, insieme ai più fidati collaboratori, sta presidiando letteralmente accampato in camper l’ingresso del polo produttivo brianzolo e non si muoverà di lì fino a quando non si arriverà a un’intesa.

Il motivo ufficiale della sua cacciata è legato a “insubordinazione”, in quanto si è reso protagonista di un violento alterco in mensa durante la pausa pranzo con un caporeparto, ma non il suo. Si sarebbe tuttavia trattato di una reazione ad un gesto estremamente volgare e provocatorio al limite della decenza da parte di quest’ultimo, verso il quale però non è stata mossa alcuna sanzione.

"E' assurdo, ma è andata proprio così, possono confermarlo diversi testimoni - assicura il sindacalista messo alla porta -. Ma mentre io sono stato lasciato a casa, a chi mi ha provocato non è successo nulla. Tra l'altro io non sono mai stato richiamato prima, mi è arrivata solo una lettera dai dirigenti aziendali un paio di mesi fa perchè mi ero rivolto ai carabinieri per ottenere un verbale dell'elezione di un rappresentante che non mi volevano consegnare".

"Stavo terminando il mio turno quando mi hanno avvisato che mi volevano in direzione - racconta l’operaio, padre di famiglia -. Mi hanno fatto accomodare in un salottino e mi hanno consegnato una lettera, l'ho scorsa più volte perchè non mi sembrava vero, poi mi hanno confermato che mi stavano cacciando e che avevo dieci minuti di tempo per sgomberare l'armadietto dai miei effetti personali. Mi è crollato il mondo addosso, ho subito pensato ai miei bimbi e al mutuo della casa. Me ne sono dovuto andare senza nemmeno salutare gli amici. Ho telefonato a mia madre e lei, come avrebbe reagito ogni genitore, mi ha rimproverato che a forza di aiutare gli altri e lottare per i diritti di tutti l'avrei pagata cara".

E ancora: "E' evidente che si è trattato di un pretesto per disfarsi di me che sono ritenuto un personaggio scomodo, specialmente in una delicata fase in cui stiamo trattando per il rinnovo contrattuale". “Non abbiamo nulla da dichiarare né da commentare”, si limitano a dire i portavoce dell’ingegner Jacopo Guzzoni, vicepresidente e amministratore delegato dalla multinazionale.