MENO CONSUMI E PIÙ GREEN NEL MONDO CHE VERRÀ

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LA DIGITALIZZAZIONE inquina. Basti pensare che una mail con un allegato di 1 megabyte, come quelle che spesso non ci accorgiamo nemmeno di ricevere perché finiscono direttamente nello spam, impatta sull’ambiente come una lampada a basso consumo accesa per due ore. Più in generale, il settore ICT è responsabile per il 3,7% dell’inquinamento globale, paragonabile a quello del trasporto aereo; la moda fast-fashion per il 10%, seconda solo all’industria petrolifera; l’alimentazione bovina inquina 5 volte di più di allevamenti di pollo e maiale e realizza uno sfruttamento del terreno 160 volte superiore alle coltivazioni di grano, patate o riso. Tutti esempi che dimostrano come la nostra società, anche negli aspetti più quotidiani, sia profondamente insostenibile. Un tema sul quale ha indagato Coming World Project, l’osservatorio sul “mondo che verrà”, nato nelle notti del lockdown da un’idea di Furio Camillo, docente di Statistica economica all’Università di Bologna, per delineare i nuovi scenari che si stanno ridisegnando nelle menti, nei sentimenti e nei valori degli italiani a causa della crisi sanitaria. Con la collaborazione di alcuni partner di ricerca e tecnologici, è stato creato un sistema di monitoraggio basato sul panel Glaxi, composto da circa 8.000 persone, rappresentativo della popolazione fra i 18 e i 75 anni. A loro, con un approccio scientifico basato su dati statistici, si è rivolto Coming World Project per comprendere la psicologia degli italiani rispetto alle due grandi transizioni che stiamo vivendo, quella ecologica e quella digitale.

Ma quali rinunce per l’ambiente siamo disposti oggi a sopportare? Prendere meno l’aereo? Viaggiare solo con macchine elettriche? Ridurre i consumi di energia? Domande alle quali si è cercato di rispondere durante un webinar, a fronte della presentazione dei principali risultati della ricerca, con esperti, ricercatori e manager di azienda. Insieme a due attivisti di FFF (Fridays for Future) – Tommaso Felici, esperto di economia ambientale, e Chiara Ceccarelli, ricercatrice che si occupa di progettazione di bioplastiche biodegradabili all’Università Tor Vergata – è stato ipotizzato un mondo diverso, dove i temi della preservazione del pianeta siano cruciali, dettino l’agenda delle politiche pubbliche e condizionino la quotidianità di ogni cittadino. Sulla base di un indice che misura la propensione ad aderire alle tematiche ambientaliste, il cosiddetto “ambientalometro“, emerge che in Italia il 16% delle persone mostra valori consistenti di adesione al “mondo nuovo” ambientalista.

La ricerca ha diviso gli italiani in 5 gruppi in funzione delle combinazioni di elementi che possono essere sopportati o non sopportati nella quotidianità. Le tipologie del “dimentichiamo”, dell’”accettiamo” e del “conviviamo” hanno un indice di ambientalismo superiore alla media, mentre le tipologie del “fingiamo“ e soprattutto dell’”attenuiamo” sono caratterizzate per un indice negativo di ambientalismo. Si tratta di cittadini che, seppur relativamente responsabili e attenti, sono votati all’immobilismo, al mantenimento dello status quo e quindi il “mondo nuovo“, per loro, rappresenta una rivoluzione traumatica alla quale non riescono ad aderire.

Andrea Ropa