IL MANIFESTO DI ASSISI E LO SVILUPPO SOSTENIBILE ‘DAL BASSO’

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NON È UN CASO se, nella corsa globale alla sostenibilità, il sistema Italia sia meglio posizionato di molti altri. Ben prima dell’avvento del Green New Deal promosso dalla Commissione Europea, infatti, c’è chi nel nostro Paese ha iniziato a teorizzare e a praticare in concreto un’economia sostenibile capace di esaltare le bellezze della nostra provincia, il riallineamento virtuoso tra impresa e ambiente, la lotta al climate change attraverso scelte innovative di produzione e di consumo. È il gruppo di personalità e imprese che si riconoscono nel ‘Manifesto di Assisi’, scaturito dall’impegno intelligente e inesauribile del presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci e di padre Enzo Fortunato, portavoce del Sacro Convento di Assisi, e sottoscritto da migliaia di personalità di rilievo delle istituzioni, del mondo dell’economia e dell’associazionismo. L’idea di fondo del Manifesto di Assisi è che affrontare con coraggio il climate change non sia solo necessario, ma rappresenti anche una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo, sviluppando strategie politiche più partecipate dai cittadini nel solco tracciato dall’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco.

È un modello di sviluppo sostenibile ‘dal basso’, capace di produrre una crescita più duratura e resiliente. Il riferimento in prospettiva è la costruzione di un Nuovo Umanesimo globale, in cui l’Italia possa posizionarsi in vantaggio grazie al Dna culturale, produttivo e artistico che ha sempre caratterizzato la sua storia, a partire dallo straordinario connubio di abilità artigianale, creatività e innovazione di prodotto rappresentato dalle botteghe rinascimentali. Oggi in molti settori – dall’industria all’agricoltura, dall’artigianato ai servizi, dal design alla ricerca – siamo protagonisti nel campo dell’economia circolare e sostenibile: abbiamo leadership in Europa, per esempio, come capacità di riciclo dei rifiuti prodotti. E la green economy italiana produce posti di lavoro affondando le radici, spesso secolari, in un modo di produrre legato alla qualità, alla bellezza, alle esperienze positive di comunità e territori, che mette insieme in un mix unico coesione sociale, empatia e tecnologia.

Uno degli elementi di forza del Manifesto di Assisi è la capacità di mettere insieme visibilmente teoria e pratica. Dal Manifesto sono scaturite infatti centinaia di azioni concrete, pubblicate sul sito della Fondazione Symbola: la loro lettura è un esercizio prezioso, perché restituisce un ritratto sorprendente della vitalità della società italiana. Oltre a numerose e lodevoli iniziative aziendali, colpisce la varietà di storie piccole e grandi di cittadini che si mettono in marcia, soli con le proprie energie, verso un’economia più sostenibile. Fra le azioni già censite, molte sono incentrate sulla rinascita dell’agricoltura in chiave di economia circolare, nella convinzione che reinventare il settore primario sia centrale per diffondere un nuovo rispetto per l’ambiente e un assetto del territorio più attento alla biodiversità. Casi esemplari si trovano un po’ dappertutto in Italia, dalla Valsassina ad Imperia, dall’Appennino bolognese alla provincia di Caserta fino alle Madonìe. Su un nuovo assetto del territorio s’incentrano anche le azioni che puntano sulle fonti rinnovabili o sull’efficienza per assicurare una gestione sostenibile dell’energia. Tuttavia, l’emergenza climatica avanza così rapidamente da rendere decisivo il fattore- tempo. "Per permettere un’efficace partecipazione di tutti allo sforzo comune più che mai è necessario indirizzare l’azione dello Stato verso una rapida e massiccia opera di semplificazione e sburocratizzazione" spiega Ermete Realacci.

Se la priorità (da tutti condivisa) è oggi incentivare gli investimenti di risorse, tempo e attenzione di imprese e individui verso l’economia circolare, la messe di vincoli normativi e ritardi autorizzativi che sta bloccando la corsa naturale del nostro Paese verso lo sviluppo delle energie rinnovabili si muove in direzione esattamente opposta. È vitale e urgente, dunque, riallineare norme e burocrazie in Italia all’obiettivo di una sostenibilità semplice, accessibile, patrimonio di tutti. Per moltiplicare la forza di questo sviluppo sostenibile ‘dal basso’, in grado di riservare al sistema-Italia straordinarie sorprese.

fdelzio@luiss.it @FFDelzio