Vaccino Covid: "In 6 mesi evitati oltre 12mila morti". Ritorno alla normalità: quando?

Brusaferro (Iss): con il 90% della popolazione sopra i 5 anni immunizzata si tornerà alle relazioni pre pandemia. Il 29 novembre si decide sulle dosi agli under 12

Covid, dati e prospettive

Covid, dati e prospettive

Roma - La vaccinazione anti Covid in Italia ha evitato, dall'avvio della campagna di immunizzazione e fino a fine giugno, oltre 12mila morti, permettendo la ripresa di circa la metà dei contatti sociali registrati in epoca pre pandemia. Senza vaccini sarebbe stato possibile raggiungere solo un terzo.  E per tornare completamente alla vita pre pandemia ma in sicurezza è necessaria con una copertura del 90% della popolazione (a partire dai 5 anni d'età). A dirlo è uno studio della Fondazione Bruno Kessler firmato dal presidente dell'Iss Silvio Brusaferro e dal direttore della prevenzione del Ministero della Salute Rezza sul sito preprint MedRxiv.

Covid, dati e prospettive
Covid, dati e prospettive

Vite salvate

Sono per l'esattezza 12.100 le morti legate all'infezione da coronavirus evitate dal 27 dicembre 2020 (data di inizio ufficiale in Italia della vaccinazioni, quando si partì con l'immunizzare il personale sanitario) al 30 giugno 2021 nella stima realizzata dal ricercatore dell'Istituto Kessler Stefano Merler. Lo studio si propone di valutare l'impatto del programma di vaccinazione in Italia considerando le possibili prospettive di riaperture mantenendo allo stesso tempo il Covid sotto controllo. "Stimiamo - si legge nell'abstract dello studio - che entro il 30 giugno 2021 il programma di vaccinazione Covid-19 abbia consentito la ripresa di crica la metà dei contatti sociali registrati in epoca pre pandemia; in assenza di vaccinazione, solo un terzo circa di questi contatti si sarebbe potuto riprendere per mantenere lo stesso numero di casi", con un drammatico "costo aggiuntivo" di circa 12.100 vittime in più.

I criteri dello studio

Lo studio si basa su "un quadro di modellizzazione matematica" che tiene conto dei livelli di attività sociale e dei dati di sorveglianza. "Abbiamo confrontato il livello stimato di contatti sociali, il numero di morti e il potenziale di trasmissione - spiegano i ricercatori - con quelli di uno scenario in cui si ottiene la stessa traiettoria epidemica in assenza di vaccinazione. E' stato valutato quindi l'impatto potenziale di diversi scenari di copertura vaccinale e diversi livelli di attività sociale sui dati di replicazione di Sars-Cov-2".

Variante Delta e immunità di gregge

Gli scienziati hanno anche rilevato che "l'effetto negativo della diffusione della variante Delta a luglio è stato interamente compensato dalla vaccinazione nei mesi di luglio e agosto 2021", e sottolineano che "un completo ritorno alla vita pre pandemia potrebbe essere raggiunto in sicurezza solo se oltre il 90% della popolazione, compresi i bambini dai 5 anni in poi, sarà vaccinato utilizzando vaccini a mRNA". In ogni caso, "l'aumento della copertura vaccinale consentirà ulteriori margini di riapertura sociale anche in assenza di un vaccino pediatrico". La diffusione globale della variante Delta, "altamente trasmissibile, ha probabilmente soppresso le possibilità residue di eliminazione del virus Sars-Cov-2 attraverso la sola immunità di gregge". 

La data per i bambini

Perché si possa considerare anche la fascia di popolazione dai 5 agli 11 anni tra quelle vaccinabili, occorrerà il via libera di Ema, l'agenzia europea del farmaco, e il conseguente via libero dell'italiana Aifa per il vaccino Pfizer/BioNtech per quell'età. "L' Ema prenderà una decisione il 29 novembre sulla vaccinazione ai bambini. Noi seguiremo quanto deciderà l'Ema", aveva detto ieri  Giorgio Palù, presidente dell'Aifa. L' Ema è impegnata a fare tutto il necessario per completare "il prima possibile" l'esame della domanda di estensione d'uso del vaccino "garantendo al contempo una valutazione attenta e solida di tutti i dati disponibili sull'efficacia e sulla sicurezza" del siero Pfizer* "in questa fascia di età molto giovane". 

Il bollettino Covid del 16 novembre

Long Covid

Il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro, intervenendo a 'Meridiano sanità 2021', ha anche sottolineato che è il cosiddetto Long Covid "la prima patologia che è emersa"  come conseguenza per chi ha affrontato l'infezione. Si tratta di una patologia "non ancora completamente definita", i cui esiti "cominciamo a censire in una parte significativa della popolazione che ha contratto l'infezione, e che stiamo inquadrando come sindrome anche se - ha chiarito - è un insieme di sintomatologie che stiamo studiando". Si tratta di "un qualcosa che dobbiamo scoprire e che dobbiamo imparare a conoscere. In questo senso - ha proseguito il presidente Iss - ci si sta muovendo. Anche il ministero ha messo in atto dei progetti specifici per andare poi a cogliere, inventariare e conoscere intanto la quantità di persone che ha questo tipo di patologia, ma anche sostanzialmente caratterizzarla al meglio".

I fragili

"Questa pandemia ci ha mostrato, al netto del numero delle persone decedute o che hanno contratto l'infezione in maniera più complessa e impegnativa dal punto di vista assistenziale, il profilo delle persone che sono rimaste più colpite o vengono più colpite tutt'oggi" ovvero i "portatori di più patologie e sono anziani", ha detto Brusaferro. "E questo ci porta a una riflessione sul tema polipatologia, fragilità e sul modo in cui la possiamo affrontare. Credo che un primo elemento sull'impatto della salute anche in prospettiva vada indirizzato in questo senso. Ovvero sia il gap tra l'attesa di vita alla nascita e l'attesa di vita priva di disabilità che è significativo in Italia, è il grande margine di miglioramento che oggi abbiamo anche in prospettiva. Analizzare per esempio i dati sul consumo di farmaci - ha sottolineato - ci permette anche di capire come sono cambiati e come alcuni tipi di farmaci siano stati utilizzati un po' di meno". 

Numeri e importanza del vaccino

Per le vaccinazioni anti-Covid "parliamo di numeri incredibili: ad oggi sono state somministrate 7 miliardi e 166 milioni di dosi nel mondo. E' un evento storico. Non è mai successo nella storia dell'umanità che in un periodo così breve il mondo, pur con differenze, sia riuscito a mettere in campo uno strumento di prevenzione con dosi così disponibili", ha rilevato Brusaferro. "La vaccinazione è lo strumento principe attraverso il quale noi oggi riusciamo a controllare la circolazione del virus e soprattutto riusciamo a evitare le conseguenze più gravi di chi contrae infezione, in particolare i più fragili". Dal presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, dunque, un nuovo appello alla vaccinazione per una "responsabilità collettiva".