Studentesse della Sapienza a Kabul: "Aiutateci o ci seppelliranno con i nostri sogni"

La lettera all'ateneo di Roma e l'allarme lanciato dal prorettore dell'ateneo: "Sono 81, non hanno trovato posto sugli aerei partiti dopo l'attentato"

Civili afghani accolti all'aeroporto di Fiumicino

Civili afghani accolti all'aeroporto di Fiumicino

Roma - "Abbiamo bisogno della speranza per continuare la vita". Si chiude con queste parole la lettera che gli studenti afghani bloccati a Kabul scrivono all'Università La Sapienza di Roma, l'ateneo dove sarebbero dovuti andare a studiare. Stavano per coronare il sogno della loro giovane vita. Poi la presa del potere da parte dei talebani a Kabul e le drammatiche recenti evoluzioni, con il doppio attentato all'aeroporto, hanno - almeno per ora - spazzato via desideri e speranze di una vita migliore fuori dall'Afganistan. Sono ottantuno studentesse afghane della Sapienza sono bloccate a Kabul. Le giovani erano sulla lista del ministero della Difesa per il trasferimento in Italia.

A lanciare l'allarme è il prorettore dell'ateneo romano Bruno Botta in una intervista al Gr Rai. "Erano sulla lista del ministero della Difesa per essere trasferite in Italia, ma a causa dell'attentato di tre giorni fa non sono riuscite a entrare in aeroporto. Sono dovute tornare indietro 90 persone dirette in Italia, tra cui 81 studentesse afghane che a breve avrebbero dovuto iniziare i corsi alla Sapienza. Con loro anche alcuni bambini", ha detto il docente.

La lettera struggente

Il loro pensiero è affidato ad una portavoce che ha trasmesso la missiva all'ateneo proprio per diffonderla e far capire lo stato d'animo in cui vivono e rivolgere una pubblica richiesta al Governo italiano e alla comunità internazionale. "Non so da dove cominciare - si legge nella lettera - abbiamo così tanti problemi per sopravvivere, le nostre vite sono in pericolo. La città è diventata una città di fantasmi, colpita da un'ondata di terrore. Non riesco più a dormire, di notte ho incubi infiniti, di giorno ho continui mal di testa e prendo tutte le medicine che trovo. Non riesco più a mangiare e la preoccupazione per il futuro non mi lascia un attimo di serenità. Le strade della mia città sono vuote e fredde, tutte le ragazze sono scappate o hanno paura di uscire di casa, siamo tutte preoccupate ma aspettiamo un miracolo che ci aiuti almeno a lasciare questo pericoloso paese e ad offrirci un'opportunità di sopravvivere e studiare e realizzare i nostri sogni".

"Ieri sera ho letto la notizia che i talebani - prosegue la studentessa - prenderanno il controllo dell'aeroporto alla fine di questo mese, ho un nodo alla gola che mi sta soffocando, avrei voluto urlare ma non potevo, così ho iniziato a scrivere tutto quello che volevo urlare. Mi chiedevo se ci sarà qualcuno che possa leggere queste righe dal mio cuore spezzato e aiutarci a uscire da questa città sofferente prima che ci seppelliscano con tutti i nostri sogni". "Siamo un gruppo di studenti afgani che - spiega - sono stati ammessi all'Università La Sapienza di Roma, veniamo da diverse regioni dell'Afghanistan e siamo a Kabul da giorni, abbiamo cercato di entrare in aeroporto nonostante esplosioni, sparatorie e violenze ma finora non siamo riusciti a partire e i talebani non ci permettono di avvicinarci all'aeroporto. Chiediamo al governo italiano e alla comunità internazionale di collaborare con noi studenti dell'Afghanistan, siamo un gruppo sociale vulnerabile in questo paese martoriato e abbiamo urgente bisogno di aiuto per salvare le nostre vite da questa situazione di immediato pericolo. Abbiamo bisogno della speranza - conclude - per continuare la vita!".

L'unità di crisi della Farnesina

"Dopo l'esplosione - ha spiegato il prorettore agli affari internazionali dell'Università La Sapienza di Roma Bruno Botta - le cose si sono complicate, siamo in contatto con l'unità di crisi della Farnesina che sta facendo tutto il possibile per aiutarci e ha detto che non lascerà soli gli studenti della Sapienza. La preoccupazione maggiore è per le studentesse andate da Herat fino a Kabul per imbarcarsi e che, se dovessero tornare indietro, rischiano rappresaglie". La speranza ora è che il gruppo possa viaggiare su voli di altri Stati, quando questi verranno organizzati.