Tragedia del Mottarone, gli interrogatori: ecco cosa dicono i tre indagati. E già scontro

Il tecnico Tadini conferma la "pratica abituale" del forchettone. Il direttore Perocchio: "Non sapevo nulla. Una sua scelta scellerata". Il gestore Nerini: "La responsabilità è degli altri due"

I vigili del fuoco alla funivia del Mottarone

I vigili del fuoco alla funivia del Mottarone

Verbania, 29 maggio 2021 - Giornata di interrogatori di garanzia per i tre uomini arrestati per la tragedia di domenica scorsa alla funivia del Mottarone costata la vita a 14 persone: si profila subito uno scontro tra versioni offerte al gip Buonamici. Da una parte il tecnico capo servizio Gabriele Tadini, dipendente delle ferrovie del Mottarone,  conferma agli inquirenti che la pratica di agganciare il forchettone per disattivare i freni era "abituale", ogniqualvolta ci fosse un problema alla centralina che bloccava lo scorrimento della cabina. Dall'altra il direttore della funivia Enrico Perocchio, dipendente Leitner, manutentore dell'impianto, smentisce l'operatore: "Non ne sapevo nulla, è stata una sua scelta scellerata". Partiamo da qui

Il direttore Perocchio

"Non sapevo dell'uso dei forchettoni, non ne ero consapevole": lo ha detto al gip del tribunale di Verbania il direttore di esercizio della funivia del Mottarone, Enrico Perocchi, secondo quanto riferito dal suo legale, avvocato Andrea Da Prato. L'uomo ha dunque negato quanto sostenuto da Gabriele Tadini, interrogato in precedenza, e cioè che fosse al corrente dell'uso dei forchettoni per bloccare il freno di emergenza che entrava in funzione a causa delle anomalie dell'impianto. "Non salirei mai su una funivia con ganasce, quella di usare i forchettoni è stata una scelta scellerata di Tadini", ha aggiunto. Secondo quanto riferito dal legale di Enrico Perocchio, il suo cliente ha saputo dell'utilizzo dei forchettoni solo alle 12,09 del giorno dell'incidente, quando ha ricevuto da Tadini una telefonata in cui veniva detto : "Ho una fune a terra, la fune e' nella scarpa, avevo i ceppi su".

L'arrivo in carcere degli avvocati
L'arrivo in carcere degli avvocati

Un teste lo scagiona

"Ci sono dichiarazioni agli atti che «sconfessano e negano che Tadini abbia mai riferito di questa decisione" di porre i forchettoni per disattivare il sistema frenante "all'ingegnere Perocchio», direttore di esercizio della funivia del Mottarone. Lo ha spiegato l'avvocato Da Prato, riferendosi a una testimonianza di un tecnico esterno. Il legale, che ha chiesto la scarecerazione, ha confermato che il gip convocherà gli avvocati nel pomeriggio per comunicare la sua decisione sulla convalida del fermo e sull'eventuale misura cautelare. 

L'avviso alle ditte specializzate

A Perocchio, come dipendente Leitner, società addetta alla manutenzione, era stato segnalato "questo problema" al sistema dei freni di emergenza e lui "come Leitner aveva attivato le ditte" per intervenire e risolverlo. Il legale ha chiarito che l'ingegnere non è un dipendente delle Ferrovie del Mottarone e dunque "non aveva nemmeno motivi economici", come contestato dai pm, per fare in modo che la funivia viaggiasse lo stesso coi freni disattivati.

Le parole di Tadini

"Un interrogatorio molto impegnativo duro - ha detto l'avvocato di Gabrile Tadini al termine delle tre ora di confrontro - il gip era molto preparato sulla vicenda e ha incalzato il mio assistito. Tadini ha confermato la versione dei fatti già offerta". Ha dunque ammesso di aver messo il forchettone sulla cabina numero 3. "Quante volte? Ogni volta che la centralina dava problemi e c'era il rischio si fermasse la cabina con disagevoli manovre successive di recupero. I forchettoni non venivano messi sempre e non erano fissi. Ha ricevuto l'ordine da Nerini? Non rispondo - le parole dell'avvocato Perillo che contesta la misura della custodia in carcere.  Infine Tadini "comprende la gravità di quanto successo. E' provato dopo tre ore di interrogatorio, la fede lo sorregge, non vede i famigliari da quando è stato rinchiuso". Alla fine dell'interrogatorio il difensore ha chiesto gli arresti domiciliari essendoci le condizioni, a suo dire, per concederli.  Secondo "il mio cliente e i consulenti che ho sentito, non è collegabile il problema dell'impianto frenante con la rottura della fune", spiega il legale secondo il quale non c'è il reato di falso - rispetto alle mancate annotazioni sul malfunzionamento dell'impianto - perché l'indagato "non è un pubblico ufficiale". "Porterò il peso per tutta la vita, sono distrutto perché sono morte vittime innocenti». E'quanto avrebbe detto Gabriele Tadini, al gip Donatella Banci Buonamici,. "Non è un delinquente, non avrebbe mai fatto salire le persone con l'impianto bloccato sapendo che la fune si poteva rompere", ha aggiunto l'avvocato. Inoltre il legale ha aggiunto che la pratica del "forchettone", "non e' in alcun modo collegabile al problema della rottura della fune trainante".

L'avvocato Pasquale Pantano, difensore di Luigi Nerini, titolare delle Ferrovie del Mottar
L'avvocato Pasquale Pantano, difensore di Luigi Nerini, titolare delle Ferrovie del Mottar

Concluso interrogatorio di Nerini

Si e' concluso poco fa al carcere di Verbania anche l'ultimo degli interrogatori di garanzia per i tre fermati nell'ambito dell'inchiesta sul disastro della funivia del  Mottarone, costato la vita a 14 persone. Terzo ad essere stato sentito dal Gip, Gigi Nerini, il gestore della funivia. Poco fa ha lasciato il carcere il procuratore Olimpia Bossi con la sostituta Laura Carrera.

"Ha risposto, ha dato la sua versione spiegando chi deve fare cosa in un una società, cioè chi deve occuparsi della sicurezza e chi del business. Per legge è così, due decreti legislativi dicono che se ne deve occupare il capo servizio dell'impianto e il direttore di esercizio", ossia rispettivamente Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio. Così l'avvocato Pasquale Pantano difensore di Luigi Nerini gestore dell'impianto della funivia del Mottarone, per cui ha chiesto la scarcerazione, al termine dell'udienza di convalida del fermo. Parole con cui Nerini cerca di far cadere le responsabilità sugli altri due indagati. "Non potevo fermare io la funivia". ha ribadito Nerini al gip di Verbania. "Smettetela di dire che ha risparmiato sulla sicurezza", ha spiegato il suo avvocato.