Covid, la strategia per ridurre i casi: terza dose dopo 5 mesi e vaccino obbligatorio

Da tre giorni i nuovi casi hanno superato quota diecimila in italia. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Locatelli avverte: "Questi dati meritano attenzione"

Covid, un'operatrice sanitaria

Covid, un'operatrice sanitaria

Da tre giorni i nuovi casi hanno superato quota diecimila in Italia, il bollettino Covid odierno segna 10.544 contagi  in 24 oree 48 decessi  hanno. Numeri di gran lunga inferiori a quelli che stanno flagellando gran parte d'Europa, con la Germania alle prese con una quarta ondata che ha già riempito le terapie intensive e l'Austria costretta a varare il lockdown per i non vaccinati per arginare la corsa del virus. Al confronto, i numeri italiani, seppure in crescita costante, "non preoccupano in modo estremo ma meritano una larga attenzione" sottolinea Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico.

Tra le regioni che sono oggetto di attento monitoraggio, figurano soprattutto il Friuli Venezia Giulia e il Veneto. Ma non sono del tutto scongiurati possibili passaggi in zona gialla o, peggio, micro-zone rosse.  E se i numeri dovessero peggiorare? Per Locatelli esiste un ventaglio di opzioni da mettere in atto, anche se le scelte da fare in maniera oculata appartengono alla politica. Tra le opzioni possibili c'è quella di anticipare dagli attuali 6 mesi a 5 il richiamo della terza dose. "In Israele - fa notare Locatelli - la dose booster anticipata ha ridotto di molto la circolazione virale". Ma non è tutto. Oltre all'ulteriore accelerazione sulle terze dosi, tra le varie opzioni ci sarebbe anche quella di considerare forme di obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, in particolare chi assiste o è a contatto con il pubblico, ad esempio, oltre agli operatori sanitari, forze ordine, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti, pur registrando queste categorie una già elevata percentuale di immunizzati. L'estensione del vaccino a tutti, modello Austria, secondo Locatelli sarebbe "un'opzione estrema". 

Un ampliamento della platea di soggetti vaccinati sarebbe legata anche al via libera da parte di Ema e Aifa, alla campagna di immunizzazione per gli under 12. Locatelli, sulla scia di esperti e associazioni di pediatri favorevoli alla vaccinazione dei bambini tra 5 e 11 anni, ha spiegato che i piccoli vanno protetti "da formi gravi o prolungate, rare ma comunque presenti di Covid-19. I bambini vanno vaccinati anche per garantire la frequenza scolastica in continuità e tutelare i loro spazi sociali. Il profilo di sicurezza di vaccini a mRna - ha concluso - è assolutamente rassicurante. I dati attuali dicono che l'incremento maggiore dei contagi c'è stato nella fascia pediatrica 6-11 anni che è quella in cui non è iniziata la vaccinazione".