Epatite nei bambini: cos'è, sintomi, origini e cause

Gli esperti invitano a non allarmarsi, mentre le indagini sull’origine della nuova malattia proseguono. Ecco cosa sappiamo

Milano, 23 aprile 2022 - Non solo il Coronavirus, in Italia inizia a preoccupare l’epatite acuta pediatrica di natura sconosciuta già segnalata in Europa. Al 22 aprile sono giunte in totale 11 segnalazioni che fanno riferimento a pazienti di età pediatrica individuati in diverse Regioni italiane (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto) affetti da epatite. É quanto si legge nella nuova circolare diffusa il 23 aprile dal ministero della Salute per fare il punto su casi di epatite acuta riscontrati nell’ultimo periodo nei bambini. E solo due i casi confermati. Un bambino di 3 anni ha sviluppato la patologia molto aggressiva e dopo un ricovero all’ospedale Meyer di Firenze è stato trasportato al Bambino Gesù di Roma, nell’ipotesi di un trapianto di fegato poi scongiurata. Altri due casi di epatite a eziologia ignota sono stati segnalati in Lombardia e i piccoli, ricoverati in osservazione, non sono in pericolo di vita. In tutto il mondo si sarebbero verificati oltre un centinaio di casi, dei quali la maggior parte in Gran Bretagna. Segnalazioni arrivano da Stati Uniti, Israele, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Spagna, con numeri sensibilmente inferiori. Ogni anno ci sono casi di epatiti la cui origine non è nota ma è la frequenza di queste segnalazioni che ha fatto scattare l’allerta. Ma cosa sappiamo di questa malattia? 

Cos'è l'epatite acuta

Si tratta di uno stato infiammatorio del fegato che solitamente viene causato da una infezione virale dovuta a virus specifici, come epatite A,B,E, che colpiscono direttamente l'organo. In certi casi però non è possibile identificare alcun agente patogeno, e l’epatite viene quindi indicata come ad eziologia sconosciuta o indeterminata.

L'origine e le cause

Nel mondo scientifico mancano ipotesi validate circa la natura di questa malattia che colpisce i bambini, ma secondo alcuni esperti potrebbe esserci il legame con un virus, forse il già noto adenovirus.  "Nel 70% dei pazienti in Inghilterra - ha detto Giuseppe Indolfi, responsabile del reparto di epatologia dell'ospedale, consulente dell'Oms e coordinatore del gruppo fegato della Società europea di gastroenterologia ed epatologia - è stato identificato l'adenovirus che è un virus molto comune, solitamente dà raffreddore, febbre, mal di gola, ma raramente dà epatite acute così gravi. È chiaro che la possibile associazione tra presenza del virus nel paziente e l'epatite deve essere vagliata con attenzione perché sarebbe qualcosa di nuovo e di diverso da quello che comunemente ci aspettiamo da questo virus»". L'origine di questa forma di epatite, secondo le ipotesi, sarebbe di tipo virale. "Ne ha tutte le caratteristiche - ha spiegato Indolfi -: i bambini in età prescolare cominciano con vomito e diarrea e poi vanno incontro a un particolare stato di stanchezza, fanno gli esami del sangue e riscontrano l'aumento delle transaminasi. Questo è tipico di un'infezione di tipo virale, ma finché non siamo certi che tutti questi casi sono determinati da uno specifico virus possiamo soltanto ipotizzarlo".

Nonostante non ci siano certezze,  l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha voluto sottolineare in un post su Facebook che "definirla epatite misteriosa non fa bene. Si alimentano dietrologie e complottismi. Non c'è nulla di misterioso. Di virus in grado di causare epatite virale ne conosciamo tanti. E alla lista se ne possono aggiungere di nuovi". "Si tratta di una forma di epatite da causa da accertare. Lo so, definirla misteriosa attira più attenzione. Ma la verità scientifica - ha aggiunto - non ha bisogno di attenzione mediatica. Ha bisogno di lavoro metodico e meno pressioni si fanno più è probabile che i risultati siano attendibili". L'invito dell'esperto, dunque, è "non chiamatela epatite misteriosa". "Ci vuole tempo per definirne la causa e non è escluso che, come avvenuto spesso in passato, la causa resti indefinita. Bisogna aspettare e far lavorare gli esperti", ha chiosato ricordando che "le agenzie di sanità pubblica internazionali hanno lanciato l'allarme a causa di un aumento di segnalazioni di epatite acuta in età pediatrica di probabile natura virale. L'allarme squilla per gli esperti. Per quelli che per mestiere devono indagare su fatti come questo che, udite udite, ne accadono di continuo".

L'identikit del paziente

Meno di 10 anni, un test negativo per i virus dell' epatite A, B, C, D, E, e valori molto alterati degli enzimi che segnalano una sofferenza del fegato. E' l'identikit che deve accendere un campanello d'allarme, perché - se queste caratteristiche si riscontrassero in un paziente arrivato all'attenzione dei medici nel 2022 - ci si potrebbe trovare davanti a un caso confermato di "epatite acuta a eziologia sconosciuta in età pediatrica" come quelli su cui si sono accesi i riflettori internazionali in questi giorni per gli alert diramati dopo insoliti picchi registrati in alcuni Paesi, come l'Inghilterra. A dare le definizioni di caso per la sorveglianza è la circolare diffusa dal ministero della Salute, a firma del direttore generale Prevenzione sanitaria Giovanni Rezza. Si tratta di definizioni provvisorie basate sulle prime indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità.

Nel documento vengono elencate sia le caratteristiche del caso da classificare come "confermato", sia quelle del paziente da ritenere come "caso possibile". I criteri del caso confermato sono: paziente di età uguale o inferiore a 10 anni che presenta un'epatite acuta (con test negativo ai virus dell' epatite A, B, C, D, E) con il valore di specifici enzimi, "aspartato aminotransferasi (AstST) o alanina aminotransferasi (ALT), superiore a 500 U/L". Significativa anche la data in base alla quale discriminare i casi, cioè a partire "dal primo gennaio 2022". Rientra invece nella fattispecie di "caso possibile" il paziente di "età compresa tra 11-16 anni, che presenta un' epatite acuta (con test negativo ai virus epatici A, B, C, D, E)" e con gli stessi picchi nei valori che indicano sofferenza epatica, sempre da gennaio 2022. C'è poi il "caso correlato epidemiologicamente", che è un paziente di qualsiasi età con i criteri di epatite acuta illustrati, "contatto stretto di un caso confermato, dal primo gennaio 2022". Queste definizioni, si spiega nella circolare, saranno aggiornate sulla base delle indicazioni dell'Oms.

I sintomi

Quali sono i sintomi di questa epatite? Tra quelli evidenti si annoverano l’ingiallimento della pelle e della sclera degli occhi, dolore nella parte alta destra dell’addome, nausea e vomito. Le persone infette possono anche soffrire di dolori muscolari e articolari, febbre alta, sentirsi male ed essere insolitamente stanchi per tutto il tempo. Se si riscontrano questi malesseri, sono necessari gli esami di laboratorio che vanno a evidenziare l'incremento significativo delle transaminasi fino a 10-20 volte superiore ai valori normali. Le transaminasi sono gli enzimi che danno l’allarme in caso di infiammazione del fegato.

Come si trasmette

Quando l'epatite viene trasmessa da un virus, di solito succede attraverso il consumo di cibi e bevande contaminati dalle feci di una persona infetta o dal contatto sangue-sangue o sessuale.

Rischi e conseguenze

I bambini ai quali è stato diagnosticato questo tipo di epatite vanno incontro a danni al fegato molto importanti, al punto che in alcuni casi hanno bisogno di trapianto.

Le cure

In genere il trattamento dell’epatite dipende dalla tipologia di epatite. L'epatite A richiede solo un adeguato riposo e una dieta a base di cibi leggeri e privi di grassi e nessuna bevanda alcolica; mentre l'epatite B tende a guarire spontaneamente con il riposo e un adeguato regime alimentare. Nei casi più gravi può essere necessaria la somministrazione di una combinazione di farmaci ad azione anti-virale in grado di mantenere bassi i livelli di virus nel sangue. L'epatite C richiede, nel caso di attiva replicazione virale, una cura farmacologica. L'epatite cronica autoimmune può richiedere la cura con farmaci anti-infiammatori e/o immunosoppressori. Infine, l'epatite alcolica, quando è in stato avanzato di progressione, si può avvalere del trattamento con corticosteroidi. Il trapianto invece viene effettuato in caso di malattia grave per scongiurare il rischio di encefalopatia, cioè il rischio di “alterazione neurologica per la mancanza di filtraggio del fegato di sostanze che possono essere tossiche per il cervello”.

Epatite e vaccino Covid

La circolare del ministero della Salute evidenzia anche che "non e' stato identificato alcun legame con il vaccino anti Covid-19" nei casi di epatite acuta con causa sconosciuta nei bambini. "E un questionario somministrato ai casi, su alimenti e abitudini personali, non ha identificato alcuna esposizione comune".

La circolare del Ministero