Denise Pipitone, l'ex pm Angioni: "Tante stranezze, fui bloccata nelle indagini"

L'accusa: gli intercettati sapevano della presenza di microspie

Denise Pipitone, i ris al lavoro

Denise Pipitone, i ris al lavoro

Si scoperchia il vaso di Pandora sul caso di Denise Pipitone. Finalmente. Dopo 17 anni di silenzi, di bugie di omissioni. Non c'è ancora nulla di chiaro, ma quello che ormai appare sempre più certo è che all'epoca della scomparsa accaddero alcuni fatti che oscurarono ciò che sarebbe dovuto essere chiaro. Perlomeno questo è quanto afferma Maria Angioni, pubblico ministero che dall'ottobre 2004 al luglio 2005 indagò sul caso di Denise Pipitone. Il periodo era dei più concitati, visto che la piccola era scomparsa il primo settembre 2004. 

La vicenda

La scomparsa di Denise Pipitone suscitò subito qualche perplessità. E non soltanto perché quando scompare nel nulla una bimba di soli quattro anni gli interrogativi che si aprono sono molteplici. A far nascere dei sospetti era stato il contesto: Denise Pipitone stava giocando insieme ai cugini davanti a casa loro a Mazara del Vallo. Un luogo protetto, che la bimba conosceva bene e dal quale passavano tendenzialmente solo persone che lei conosceva. Dopo la scomparsa non ci furono nè segnalazioni di avvistamenti di persone "poco raccomandabili" nella zona nè tantomeno tentativi di staging, ovvero di modifica della scena del crimine per depistare le indagini. Quella bambina era svanita nel nulla. Mazara del Vallo era scossa e lo erano anche i suoi abitanti. Le ricerche iniziarono subito, ma della piccola non c'era alcuna traccia.

Gli avvistamenti

Nel corso degli anni sono state numerose le segnalazioni arrivate alla madre Piera Maggio, che non ha mai smesso di cercare la figlia. Fra gli avvistamenti, uno in particolare era stato ritenuto molto attendibile: quello, ormai divenuto famoso, della bimba che viene apostrofata con "Danàs" da una donna. La bimba, immortalata in un video, assomiglia in modo impressionante a Denise Pipitone e risponde in italiano all'interlocutrice: "Dove mi porti?". All'avvistamento però non era seguito nulla di più concreto e quindi anche quella pista non aveva portato a nulla.

La bolla russa

Poco più di un mese fa, intorno alla fine di marzo, è esploso il caso di Olesya Rostova. La ventenne russa in diretta televisiva aveva lanciato un appello alla propria madre naturale, sostenendo di essere stata rapita da bambina e di fatto scatenando un caso internazionale. Il giallo è durato però solo pochi giorni, visto che la prova del dna ha chiarito che non si tratta di Denise Pipitone. Un duro colpo per la madre Piera Maggio e per Pietro Pulizzi, padre biologico di Denise, che diciassette anni dopo hanno sperato di poter finalmente riabbracciare la figlia scomparsa.

"Tante stranezze"

"Quell'inchiesta era un terreno minato - racconta oggi Maria Angioni -. Non si riusciva a fare niente. Ovunque mi girassi incontravo difficoltà. Come quando venni interrotta da un esponente delle forze dell'ordine mentre stavo interrogando una persona che mi stava dando notizie molto interessanti. Questo distrusse quella pista. Quella volta mi spaventai davvero. Purtroppo, era la mia ultima attività inquirente, perché all'indomani lasciai la Procura di Marsala per andare al Tribunale di Cagliari".  Maria Angioni non le manda a dire: "Un pm è pagato per sospettare e non per rabbonirsi. Io mi sono trovata di fronte a cose che non andavano bene. Ad esempio il verbale di Claudio Corona, fratello di Anna Corona. Ricordo che lui rispose in modo strafottente e basta. E chi ha preso il verbale non è andato avanti. Diede una risposta tipo. "E che ne so io?". Da restare a bocca aperta. Una cosa scandalosa. E quel verbale fu chiuso così, senza alcuna ulteriore spiegazione. Me ne sono capitate talmente tante, di stranezze, che nemmeno me le ricordo". Stranezze che emergono poi anche dalle intercettazioni. Come quella in cui, sull'affermazione "Purtroppo è morta, è morta" risultante da un'intercettazione, dal verbale emerse che si trattava di una pianta grassa. "Di fatti strani ne sono capitati davvero tanti, come quando alcune persone intercettate sapevano di essere captate dalle microspie. Una cosa inaccettabile" sottolinea Maria Angioni.

Il pozzo

Ieri, mercoledì 5 maggio, le forze dell'ordine hanno ispezionato l'abitazione che fu di Anna Corona trovando un pozzo all'interno del garage. "Anche se non c'era il pozzo di cui si è parlato ieri ricordo perfettamente che l'ispezione fu fatta - racconta all'Adnkronos il giudice Angioni -. Io, una volta che sono subentrata al pm titolare, mi sono studiata tutto il fascicolo con estrema attenzione. E mi ricordo che l'ispezione era stata fatta. Ma bisogna vedere come era stata fatta... Io ho cercato di rifare le cose più importanti, con la collaborazione della sezione di polizia giudiziaria. Erano appena tre persone, e c'era un criminologo, Vincenzo Savatteri, che è morto qualche anno fa, che avevo nominato io. Ricordo che andarono a ispezionare tutto il perimetro esterno della casa e gli scantinati oltre al garage. Anche all'epoca avevano la carta catastale alla mano, come ieri. Me lo ricordo perfettamente. E già all'epoca mi serviva per capire cosa potesse essere accaduto quel giorno".

La stanza segreta

"Già in quella occasione - ricorda la ex pm di Marsala - avevamo cercato un pertugio, un falso muro, un vano costruito di recente, una stanza "segreta" dove potesse essere stata nascosta la bambina, ma non venne trovato niente". "Però non ricordavo il pozzo, anche se mi sembra di capire che è nel garage a fianco - prosegue -. Ed è molto importante che questo pozzo sia stato indicato da una persona che ha fatto una segnalazione. Perché un conto è andare a naso e un altro che una persona racconti di avere visto dei lavori edili. E' davvero un ottimo segnale. Evidentemente, dimostra che le persone sono meno preoccupate e finalmente parlano".

I sospetti

Nell'aprile del 2017 la Corte di Cassazione ha pronunciato la sentenza di definitiva assoluzione nei confronti di Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise Pipitone. In sostanza, non ci sarebbero stati elementi che dimostrano che Jessica Pulizzi potesse aver rapito Denise Pipitone nello spazio di tempo di 15 minuti indicato come possibile "finestra" in cui si sarebbe svolto tutto. Questo però non sembra aver dissipato tutte le ombre su questa famiglia, visto che visto che l'ispezione alla ricerca della "stanza segreta" si è svolta proprio a casa di Anna Corona, madre di Jessica Pulizzi. Anna Corona che è stata sempre accusata da Piera Maggio, la madre di Denise Pipitone, di aver messo in atto comportamenti da stalker nei confronti della donna. Ombre anche sul passato e sull'incendio dell'erboristeria di cui la stessa Maggio era titolare. Un incendio che qualcuno ricondurrebbe proprio ad Anna Corona. Ipotesi, sospetti. Per ora nulla di certo. Solo ombre lunghe e particolarmente inquietanti su una vicenda che a diciassette anni di distanza può ancora riservare numerosi colpi di scena e che è tutt'altro che chiusa. Che fine ha fatto Denise Pipitone?