Alitalia - Ita, caos a Fiumicino: i lavoratori bloccano l'aeroporto

I dipendenti dell'ex compagnia di bandiera preccupati dai possibili licenziamenti. Giorgetti: "La rotta non si cambia". L'ad di Ryanair: "Tutta colpa dei sindacati".

Aeromobile Alitalia (Imagoeconomica)

Aeromobile Alitalia (Imagoeconomica)

Alitalia ha smesso di volare, Ita è pronta a farlo dal 15 ottobre prossimo. Ma intanto sulla pista di decollo sembra esserci del grande caos. A cominciare dal mancato accordo tra i vertici della newco e sindacati sul personale nuova compagnia. Lo scrive Ita in una nota confermando comunque l`intenzione di assumere 2.800 persone, mentre il presidente Alfredo Altavilla esprime il propio rincresimento per il mancato raggiungimento dell'accordo. C'è tensione in questi giorni all'aeroporto di Fiumicino, dove oggi i lavoratori in protesta hanno bloccato l'accesso all'aeroporto. Da giorni  si susseguono le assemblee e i presidi dei lavoratori Alitalia e Cityliner indette dai vari sindacati di categoria contro il piano di rilancio della newco Ita, chiamata a operare con una flotta più che dimezzata (52 aerei) e un organico fissato in 2.800 dipendenti, di cui circa 1.550 naviganti e circa 1.250 di terra. Un organico che secondo il piano industriale potrà aumentare fino a 5.750 nel 2025, esattamente il 50% degli attuali dipendenti di Alitalia Sai (10.500). E' proprio qui sta il punto: i sindacati sono preccupati per il futuro degli ex lavoratori della compagnia aerea che saranno licenziati e a cui il governo non ha ancora garantito la cassa integrazione. Da una parte c'è la preoccupazione di creare un esercito di esodati e dall'altra di assunzioni nella nuova newco a condizioni contrattuali più svantaggiose.

D'altro canto, lo stesso governo è intenzionato a creare una società capace di camminare con le proprie gambe per mettere così la parola fine agli aiuti di Stato all'ex compagnia di bandiera che secondo un report di Mediobanca agli italiani è costata più di 13 miliardi in 47 anni. L'ultimo cip da 60 milioni di euro l'ha messo un mesetto fa il Mise con l'ennesimo prestito-ponte per pagare stipendi arretrati e assestare conti da sprofondo rosso. Si riuscirà a invertire la rotta in nuna gestione che disastrosa che tra scelte politiche scellerate e diktat sindacali hanno portato prima al fallimento della vendita   ad Air France, poi al flop dei "capitani coraggiosi", quindi il nulla di fatto dopo i corteggiamenti di Etihad, Lufthansa, Delta, Easy Jet. L’ennesima, nuova Alitalia parte con un decollo in salita e per di più con l'incognita Covid. E in una situazione già di per sè burrascosa entra a gamba tesa Michael O'Leary, ad di Ryanair che oggi ha dichiarato: "E' tuttta colpa dei sindacati che negli anni hanno spinto il governo italiano a mettere sempre più soldi sul tavolo per provare a salvare Alitalia". 

I sindacati

Il ministro Giorgetti

L'ad di Ryanair

 

I sindacati

"È una situazione drammatica, il nostro primo obiettivo è la tutela dell'occupazione, nessuno deve essere lasciato indietro: serve un'azienda sana, nuova che si confronti e sia capace di riconquistare lo spazio di mercato che nel frattempo la concorrenza ha portato via. L'azienda deve essere competitiva, stare sul mercato e rispettare le regole stabilite da quello Stato che ne è al contempo azionista. Non siamo disponibili a creare esodati nel caso in cui non fosse prevista la cassa integrazione che chiediamo al Governo che però è silente". Così il segretario nazionale della Uil Trasporti, Ivan Viglietti  all'Assemblea dei lavoratori di Fiumicino.  "Occorrono ammortizzatori sociali per la ricollocazione del personale e serve un approccio alle relazioni industriali dignitoso, non si può pensare di affrontare una trattiva contrattuale che parta da richieste di taglio del 40-50% del personale. La visibilità sul futuro - spiega Viglietti - non può essere solo incentrata sul ramo aviation, l'azienda è un unicum ma le aree sono tre: aviation, manutenzione ed handling e vogliamo sapere gli impegni che il Governo e Ita vogliono prendere rispetto a questo".

Il ministro Giorgetti 

"La rotta è prestabilita dalla decisione della Commissione europea e dalle leggi approvate dal Parlamento. Siamo in attesa, spero sia questione di ore, della decisione finale della Commissione europea che contiene gli elementi sulla base dei quali l'amministrazione straordinaria, vigilata dal ministero dello Sviluppo economico, si sta muovendo". Cosi' sul dossier Ita-Alitalia il ministero dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo nell'Aula della Camera al question time a un'interrogazione Leu.  uanto alle prospettive occupazionali di Ita, il ministro ha precisato, sottolineando l'automomia concessa ai suoi amministratori dall'azionista ministero dell'Economia, che la discontinuità pretesa dall'Ue "vale per tutto, vale per il ramo aviation, e vale per il personale, perchè la discontinuità non è soltanto sui numeri, ma è anche sui contratti du lavoro". Giorgetti ha quindi sottolineato la condizione di economicita' che deve rispettare la nuova societa'. "E' un passaggio delicato e complicato e delicato - ha concluso - ma ribadisco che l'alternativa a questo passaggio era il fallimento, non ancora del tutto scongiurato perchè gli aiuti di Stato deliberati dal Parlamento sono oggetto di decisione, che anche questa è pendente e rischia di compromettere l'operazione. Italia Trasporto Aereo rappresenta l’ennesimo, e si spera ultimo, salvataggio pubblico. Ita nasce per volontà del governo di volare con le proprie ali".

L'ad di Ryanair

"Sospetto che alla fine Ita si ritroverà con il 90% di dipendenti della vecchia compagnia, ma a condizioni peggiori. In Ryanair i nostri piloti e il nostro personale guadagnano di più. Non penso che molti dei dipendenti italiani di Ryanair abbiamo presentato domanda per essere assunti da Ita". Lo afferma Michael O'Leary, ad del gruppo Ryanair, nel giorno in cui i sindacati della ex compagnia di bandiera sono scesi in piazza a Fiumicino prima dell'incontro con i vertici della nuova società. "I sindacati hanno spinto il governo italiano a mettere sempre più soldi sul tavolo per provare a salvare Alitalia" ma inutilmente, osserva. "E' difficile avere a che fare con i sindacati soprattutto in certi settori ma - conclude - i nostri dipendenti non vogliono finire come  Alitalia, sanno che bisogna essere competitivi". O'Leary ha quindi aggiunto che Ryanair si sfila dalla gara per la vendita del marchio Alitalia: "Non ci interessa", ha spiegato aggiungendo parole beneauguranti per la nuova compagnia di bandiera italiana: "Siamo sollevati che si stia andando verso la risoluzione della situazione di Ita. Speriamo possa avere successo".