Condannati a restare dei “travèt”

Lo slogan è lì, confezionato dagli anni Settanta “lavorare meno, lavorare tutti”

Milano, 6 gennaio 2020 - 

LETTERA

La Finlandia studia come ridurre gli orari di lavoro per migliorare la produzione e aumentare i posti di lavoro, in Germania in un anno un operaio lavora 400 ore in meno rispetto a un collega italiano. E sono Paesi che non hanno problemi di occupazione. Ma noi non vogliamo cambiare. Giacomo T., Milano

RISPOSTA

Lo slogan è lì, confezionato dagli anni Settanta “lavorare meno, lavorare tutti”, ma in Italia è destinato a restare tale non solo perché c’è sempre il problema di un lavoro che latita, ma perché non si riesce proprio, quando c’è, a creare un sistema flessibile che consenta una distribuzione diversa degli orari. Così sembrano lontano anni luce i paesi scandinavi, a cominciare dalla Finlandia che ha avviato la discussione con la proposta sei ore al giorno di lavoro per quattro giorni con retribuzione inalterata (figuriamoci da noi...) subito ripresa dal sindacato con aggiustamenti made in Italy che però non convincono Confindustria per la quale la produttività ne risentirebbe e ci sarebbero problemi di coperture finanziarie. Del resto i pochi passi in avanti fatti sul fronte della flessibilità in Italia hanno portato a un solo modesto risultato: un timido aumento del tasso di occupazione, ma legato ai precari. Quindi inutile fantasticare, lo slogan è destinato a restare in naftalina.