Se il sindacato finisce di sindacare

La moria di iscrizioni al sindacato è un altro segnale di come sia cambiato il lavoro e il rapporto tra rappresentanze e maestranze

DOMANDA:

A FURIA di utilizzare la forza delle tessere più per ingerenze sulla politica che per la tutela dei lavoratori, anche il sindacato sta pagando dazio. Non parlo delle piccole sigle spuntate in questi ultimi anni, ma delle storiche Cgil, Cisl e Uil che continuano a fare i conti con un calo degli iscritti e ormai si reggono più sulle adesioni dei pensionati che altro. Non lo dico con soddisfazione, lo dico con preoccupazione perché è venuta meno una forza in sede contrattuale. E il futuro non mi pare roseo. Franco, Lodi

RISPOSTA:

DI GOCCIA in goccia il mare si prosciuga. La moria di iscrizioni al sindacato è un altro segnale di come sia cambiato il lavoro e il rapporto tra rappresentanze e maestranze. In tre anni le adesioni alle tre maggiori organizzazioni sono calate di 450mila unità. Se dalla dieta sembra salvarsi la Uil, per Cgil e Cisl le conseguenze sono più marcate. Restano poco più di 11 milioni gli italiani che credono ancora nella rappresentanza sindacale, ma questa “forza” va divisa tra chi è attivo, cioè lavora, e chi è pensionato. E se si va a guardare le tessere dei pensionati sono quelle che quasi pesano di più. Quindi una rappresentanza ancor più limitata. In un mondo del lavoro che è profondamente cambiato hanno trovato spazio non solo piccole sigle, ma soprattutto la disaffezione senza contare che esiste una fetta sempre più grande di lavoratori atipici che di fatto è sconosciuta e non solo alle segreterie sindacali. É l’ennesimo segno di una società che è cambiata e sta cambiando, ma pochi riescono a tenere il passo. ivano.costa@ilgiorno.net