Il vocabolario italiano è un cantiere

Non scomodiamo Dante, limitiamoci a dare un’occhiata al Manzoni

Milano, 13 febbraio 2019 

LETTERA

Dicono, gli esperti, che usiamo e conosciamo sempre meno parole dell’immenso vocabolario della lingua italiana per effetto dell’utilizzo di messaggini eppure ci ritroviamo a registrare la nascita di nuove parole, in gran parte coniate per sintetizzare un concetto. Saranno utili per sintetizzare un concetto, ma mi chiedo quanto bene facciano al nostro “italiano” che mi sembra più bistrattato e stiracchiato non bastassero le traduzioni maccheroniche dai nostri vari dialetti. Un altro segno negativo dei tempi. Deborah, Milano

RISPOSTA

Non scomodiamo Dante, limitiamoci a dare un’occhiata al Manzoni. Riprendere in mano i suoi Promessi Sposi e leggerne anche solo il primo capitolo ci fa subito capire che la nostra lingua è viva e, proprio perché viva, è notevolmente cambiata. È cambiato il modo di articolare una frase, alcune parole sono state dimenticate e sostituite con altre. Quanto sia bella oggi la lingua italiana, non sta a noi dirlo, né valutarne l’uso corretto dando voti. Certo si è modificata nel tempo e da oggi, ce lo dice un volume della Treccani che registra le nuove tendenze e i neologismi, sappiamo che non dovremo guardare stralunati il nostro interlocutore se userà parole come “viadotticidio”, “sarrismo”, “orgasmometro”, “sex doll” ed “eurish” che indica una nuova lingua che sta prendendo piede in Europa. Non poteva mancare “Ferragnez”. Queste le parole trendy (ops, aggettivo preso dall’inglese). Addio monti. ivano.costa@ilgiorno.net​