Bergamo, 28 settembre 2013 - Ucciso a colpi d'arma da fuoco. Un colpo al torace e altri 4 a bruciapelo che hanno centrato il bersaglio. Un agguato in piena regola quella di via delle Cerese 25, a Castelli Calepio. E' stato brutalmente assassinato Gian Mario "Jimmy" Ruggeri, fratellastro 44enne dell'ex presidente dell'Atalanta Ivan Ruggeri, morto lo scorso 6 aprile dopo diversi anni di coma per un ictus. L'uomo (non sposato, viveva nella vicina Tegliate con la madre) stava entrando nella palestra "CastelGym" quando è stato vittima di un agguato.

"Jimmy" in passato aveva avuto qualche problema con la giustizia: non è ancora chiaro se il presunto giro di fatturazioni in cui era caduto nel 2000 insieme ad altri 14 imprenditori sia da associare al delitto di questa mattina. Lavorava in un'azienda del Bergamasco e, secondo i parenti, non aveva un ruolo tale da restare coinvolto in affari non chiari o richiamare l'attenzione della malavita.

Sulla vicenda indagano i carabinieri della zona. Certo che la modalità dell'agguato fa presumere che si tratti di un regolamento di conti: i sicari infatti sono stati visti scappare in moto. In testa un casco integrale. Sono stati due dipendenti della palestra i primi a vedere il corpo di Ruggeri a terra e a dare l'allarme. "Eravamo appena arrivati davanti al nostro locale, quando abbiamo sentito gli spari", hanno raccontato i titolari di un bar che sorge di fianco alla palestra. "Abbiamo visto due persone con il casco integrale - proseguono i testimoni - che se ne sono andati in sella alla moto. Il tutto è durato in pochi attimi, abbiamo avuto grande paura e, per questo, ci siamo nascosti nella nostra macchina".

A Castelli Calepio è giunto anche il sostituto procuratore titolare dell'indagine, Carmen Pugliese. Presenti anche alcuni familiari della vittima, tra cui il fratello Bruno e il nipote Alessandro, figlio di Ivan e a sua volta ex presidente dell'Atalanta.

 

ATALANTA IN LUTTO - A parlare per il club è l'allenatore della Dea, Stefano Colantuono: "Avevo conosciuto Gian Mario ai tempi della mia prima esperienza a Bergamo: ci seguiva sempre in trasferta, era molto vicino alla squadra. Sono scosso e dispiaciuto, porgo le mie più sentite condoglianze alla famiglia".

 

IL DOLORE DELLA FAMIGLIA - "Lasciamo che la magistratura faccia il suo lavoro - ha dichiarato nel pomeriggio con una telefonata all'agenzia stampa Ansa, il nipote Alessandro Ruggeri - Ringraziamo tutti per i tanti attestati di solidarietà ma vorremmo che non venissero fatte troppe congetture e preferiremmo che venisse rispettato il silenzio". "Anche quelle vicende giudiziarie su presunte fatturazioni false - ha aggiunto il nipote - risalgono a oltre dieci anni fa e per quel che ne sono erano state completamente superate".