Venerdì 26 Aprile 2024

Stop alle guardie carcerarie infedeli: evasioni in cambio di soldi e sesso

Un'evasione agevolata in cambio della promessa di denaro, favori sessuali e persino una lezione a capi «rompiscatole». Cinque agenti della polizia penitenziaria in servizio fra Varese e Bollate sono stati arrestati con l'accusa di corruzione di Enrico Camanzi FOTO - Blitz in carcere

Evasione a Varese, cinque arresti (Newpress)

Evasione a Varese, cinque arresti (Newpress)

Varese, 10 dicembre 2014 - Un'evasione agevolata in cambio della promessa di denaro, favori sessuali e persino una lezione a capi «rompiscatole». Ieri mattina cinque agenti della polizia penitenziaria in servizio fra Varese e Bollate sono stati arrestati con la pesante accusa di corruzione. Avrebbero aiutato tre detenuti romeni a fuggire dal carcere dei Miogni la notte del 21 febbraio 2013. Il blitz, portato a termine apparentemente senza troppi rischi, apparve subito «anomalo». Tanto che anche durante le rapide indagini che portarono a catturare gli evasi si pensò all’esistenza di una talpa nella casa circondariale. Ieri le ordinanze di custodia cautelare in carcere, chieste dal pm Annalisa Palomba e notificate ai cinque sul luogo di lavoro, hanno confermato i sospetti.

Gli agenti sotto accusa, tutti uomini fra i 57 e i 28 anni, avrebbero aiutato i romeni nella fase di preparazione dell’evasione ma anche la notte della fuga. L’indagine è partita quando, dall’analisi dei tabulati telefonici, è stato scoperto un contatto avvenuto pochi giorni prima dell’evasione fra la compagna di uno degli stranieri, già identificata come complice dell’operazione, e una delle guardie carcerarie. Da qui, grazie anche alle testimonianze di altri detenuti, si è riusciti a ricostruire l’intero piano. Ai romeni sarebbero stati fatti arrivare, grazie alla compiacenza degli indagati, tre telefonini (uno dei quali introdotto dalla fidanzata di uno degli evasi che lo avrebbe nascosto nella vagina prima del colloquio) e alcune lime occultate in un pacchetto di cracker e poi utilizzate per segare le sbarre della finestra della cella in cui si trovavano.

Sarebbero poi state loro fornite indicazioni per aprirsi una via di fuga agevolata anche dall’oscuramento di una telecamera, con il passaggio dalla zona cucina. Quella notte, poi, gli stranieri riuscirono a scavalcare il muro di cinta del penitenziario approfittando di alcuni bancali e di un cassonetto messi a disposizione da uno degli agenti. Gli ultimi addebiti riguardano il silenzio sui rumori provocati dagli evasi mentre segavano le sbarre e scardinavano l’inferriata della cella, ma anche l’allarme sulla fuga ritardato di due ore e mezzo. In cambio dell’aiuto tre indagati avrebbero ricevuto il via libera a rapporti sessuali gratuiti con le prostitute sfruttate da uno dei tre evasi e la promessa di un pagamento di alcune migliaia di euro (un solo agente). Alle altre due guardie, invece, sarebbe stato garantito che un uomo assoldato da uno dei componenti del terzetto avrebbe inflitto una lezione a suon di botte al comandante della polizia penitenziaria Alessandro Croci e al vice Rosario Arcidiacono, «colpevoli» di voler far rispettare le regole in carcere.