Somma Lombardo (Varese), 24 aprile 2014 - Restano molti interrogativi aperti sul delitto di via Briante, mentre proseguono le indagini da parte dei Carabinieri di Gallarate e di Varese per fare piena luce sullomicidio di Antonino Faraci, il pensionato di 72 anni, ucciso nella sua abitazione, in via Briante 199, a Somma Lombardo la sera del 12 aprile. In carcere a Monza con l’accusa di omicidio volontario c’è la moglie del pensionato, Melina Aita, 64 anni che interrogata dal gip non ha parlato. Si attendono nei prossimi giorni le iniziative difensive da parte dei legali che assistono la pensionata.

Contro di lei gli investigatori hanno raccolto una serie di indizi importanti, inoltre l’alibi della donna che aveva raccontato di aver trovato il marito morto al suo rientro a casa alle 20,30 è stato smontato dagli inquirenti alla luce del risultato dell’autopsia che ha collocato il decesso del pensionato alle 19,30 e le immagini delle telecamere di videosorveglianza che riprendono il percorso dell’auto della donna per andare a Fagnano Olona dalla figlia, in orari diversi da quelli riferiti ai Carabinieri.

Ci sono dunque nella vicenda dell’omicidio ancora punti da chiarire: elementi importanti sono attesi dall’esame dei Ris di Parma a cui sono stati consegnati tutti i materiali repertati nell’abitazione, anche l’auto di Melina Aita è a disposizione dei Ris: sulla vettura ci sarebbero tracce biologiche che potrebbero essere della vittima. I risultati che arriveranno da Parma, ma si prevedono tempi lunghi per gli esami approfonditi, potrebbero dunque determinare ulteriori passi da parte degli investigatori per completare il quadro dell’omicidio.

Ancora si cerca il coltello con cui la donna avrebbe secondo gli investigatori sferrato quattro coltellate sul corpo del marito, tre al petto e una di striscio al collo, dopo averlo colpito con un pesante soprammobile a forma di elefantino ritrovato nell’abitazione e sequestrato dai Carabinieri. Nessuna traccia invece del coltello. Nella villetta nel lavandino grazie al luminol sono state trovate tracce di sangue: l’omicida dunque dopo il delitto si è lavato per cancellare ogni traccia evidente. Non solo: dopo il delitto secondo gli investigatori avrebbe messo in scena la rapina per sostenere la tesi dell’aggressione da parte di rapinatori. Melina Aita, secondo la ricostruzione degli inquirenti non avrebbe potuto fare tutto da sola, dunque l’ipotesi alla quale si sta lavorando cercando elementi che possano confermarla è che possa essere stata aiutata da qualcuno.

Al vaglio degli inquirenti le testimonianze raccolte tra i familiari. E si cerca ancora il movente: che cosa infatti può avere spinto la donna ad uccidere in modo violento il marito? La coppia era sposata da 45 anni e secondo quanto riferito dai familiari non avevano problemi, anche i vicini di casa sentiti dai Carabinieri hanno raccontato di una coppia tranquilla. Ma qualcosa è accaduto la sera del 12 aprile nella villetta in via Briante 199, la casa dove Antonino e Melina abitavano da 5 anni, la casa dove avrebbero dovuto trascorrere in serenità gli anni della vecchiaia. Un litigio degenerato?

E allora perché i due coniugi stavano litigando oppure un raptus improvviso? Domande che al momento non hanno risposte. I figli della coppia sono convinti dell’innocenza della madre, «erano una coppia serena» hanno ripetuto nei giorni scorsi. Per loro un dramma nel dramma, il padre ucciso, la madre in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Intanto ancora non è stata stabilita la data dei funerali del pensionato.