di Enrico Fovanna

Cusago, 29 ottobre 2012 - «Dietro i rave party non ci sono giovani stupidi, ma i colossali interessi di guppi criminali che sanno di poter generare enormi business spacciando alcol e droghe in grandi quantità». Dopo il massiccio intervento di sabato notte, che ha impegnato 170 uomini delle forze dell’ordine, di cui 40 contusi, è il momento dell’analisi per il nuovo questore Luigi Savina, da un mese sulla poltrona di via Fatebenefratelli.

«A Milano, come in tutto l’Occidente, questi eventi musicali sono molto pericolosi, perché organizzati da precisi approfittatori, che procurano enormi amplificatori, trasportati su mezzi pesanti, in grado di emettere musica ad altissimo volume. Ogni sostanza alcolica e a volte stupefacente viene distribuita e questo compensa la gratuità degli eventi».

Quali i grandi rischi?
«Anzitutto si organizzano in luoghi abbandonati, con gravi rischi per l’incolumità fisica delle persone. Sabato sera per esempio si era in un capannone pieno di calcinacci, una ragazza nel caos è inciampata, è caduta e ha battuto la testa e ora è in prognosi riservata. E purtroppo spesso alcuni ragazzi sono morti per overdose o sono andati in coma per mix di alcol e droghe. E in una zona abbandonata la potenzialità di pericolo, anche per la lontananza dei soccorsi, è immensa. Basterebbe un impianto elettrico difettoso, la caduta di un fulmine, un amplificatore che salta, per creare ondate di panico. Di qui il senso dei nostri interventi, sempre in forma dissuasiva».

Ieri avete sequestrato quattro grandi autoarticolati, con targa francese. Chi vedete dietro questi business?
«Difficile definire la matrice della criminalità organizzata che sta dietro i rave party. Certo i profitti sono notevoli. Se ci si sposta dalla Francia con quattro mezzi del genere, impianti del valore di diverse migliaia di euro e se non si fa pagare un biglietto d’ingresso, non lo si fa per il piacere di socializzare. E’ evidente che il guadagno deriva soprattutto dalla vendita illegale di alcol».

Lei ha sostenuto che non ce l’avete con i ragazzi, che hanno solo voglia di socializzare, ma con chi li sfrutta e li mette in pericolo.
«È evidente. Socializzare è un’aspettativa legittima. Noi ce l’abbiamo con chi vuole lucrare sulla pelle dei giovani, nonostante i morti e le lesioni che abbiamo già registrato in passato».

Cosa possono fare le famiglie o le scuole per contrastare l’innegabile effettomagnetico dei rave party sui giovanissimi, che spesso sono anche bravi ragazzi?
«Il problema della droga e dei ragazzi è sempre molto più ampio. Basta guardare l’età media degli arrestati questa notte, vent’anni. Ragazzi che subiscono ancora il fascino dell’illecito. Il nodo dell’alcol e della droga e dell’alcol andrebbe affrontato in maniera preventiva da ogni componente della società, scuola e famiglia in testa. Bisogna parlare ai ragazzi».

Ritiene sia sufficiente scoraggiarli attraverso azioni di contrasto o anche le istituzioni possono fare la loro parte?
«Ogni ente privato o pubblico può fare qualcosa. Quando interveniamo, e per noi è sempre un momento di grande difficoltà, spesso è tardi e ci troviamo a dover sempre intervenire in extremis per evitare scenari ben peggiori».

Cosa vorrebbe dire alla ragazza che da ieri è in coma e ai 40 agenti contusi?
«A lei e alla sua famiglia faccio gli auguri di pronta guarigione e dico che siamo molto dispiaciuti di quanto accaduto. Lo stesso dispiacere manifesto agli agenti, che, per fare il loro dovere, hanno riportato contusioni, da pochi giorni fino a un mese».