"Ma quali cosche in città? Querelo Dalla Chiesa"

Tribiano, il sindaco risponde alle accuse sulle infilrtazioni mafiose: "Falsità, non posso lasciar correre. Il mio mito è Paolo Borsellino"

Il sindaco di Tribiano Franco Lucente

Il sindaco di Tribiano Franco Lucente

Tribiano (Milano), 21 febbraio 2017 - Iinfiltrazioni mafiose a Tribiano? Infondate e calunniose. Così il sindaco Franco Lucente (Fratelli d’Italia), al suo secondo mandato da primo cittadino, difende se stesso e la sua città dalle accuse e annuncia una querela nei confronti di Nando Dalla Chiesa, professore universitario da anni impegnato nella lotta contro le mafie, che lo ha citato in un articolo apparso su un quotidiano nazionale.

Ad accendere i riflettori sul piccolo Comune per prima, la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi che, lo scorso gennaio, aveva segnalato situazioni di criticità in alcune città dell’hinterland milanese fra cui, appunto, Tribiano. Poi l’affondo di Dalla Chiesa che, in un articolo in cui elogiava esponenti della società civile, da lui soprannominati "piccole vedette lombarde", per la loro azione di denuncia contro le infiltrazioni mafiose e segnalava il caso di Tribiano: "Dalle residenze assunte da compaesani del sindaco Lucente nei mesi pre-elettorali - si legge nel suo blog sul sito de ‘Il Fatto Quotidiano’ - fino alle auto bruciate in una notte a capogruppo dell’opposizione, a sua moglie e a un altro consigliere dopo una richiesta di accesso ad atti pubblici scottanti".

Abbastanza da fare insorgere Franco Lucente che, dopo avere chiesto una rettifica al giornale, ha denunciato le accuse che «hanno arrecato irresponsabilmente un danno al ruolo istituzionale che sono chiamato a ricoprire, all’amministrazione comunale che rappresento e all’intero paese di Tribiano".

"Non posso lasciare correre", ha dichiarato, riscuotendo la solidarietà dei vertici regionali di FdI Paola Frassinetti, Carlo Fidanza e Marco Osnato. Carte alla mano, Lucente ha smentito la registrazione di nuove residenze di suoi compaesani nei due anni precedenti alle elezioni (da lui vinte a larga maggioranza) o l’episodio di tre auto bruciate in una notte, "fatto mai denunciato alle forze dell’ordine perché mai avvenuto". Com’è possibile - si chiede Lucente - che il presidente della commissione Antimafia e il professore universitario dal cognome prestigioso abbiano preso un tale abbaglio? Lucente si dichiara sconcertato: "Non sarebbe il primo attacco politico contro il mio partito, che ha fatto della lotta all’illegalità un importante cavallo di battaglia. Noi viviamo nel mito di Borsellino".

"Sono stupito da un clamore che sfugge alla mia logica", ha replicato Nando Dalla Chiesa. "Le auto non sono state bruciate ma distrutte? Gli atti d’intimidazione però ci sono stati. La mia sensazione è che, colpendo me, si vogliano intimidire le piccole vedette lombarde da me citate".