Buccinasco, storie dal campo sinti: una lunga avventura iniziata negli anni '80

Dentro al campo di via dei Lavoratori, quartiere Terradeo, si vive il paradosso di una scelta-non scelta

Il campo

Il campo

Buccinasco (Milano), 21 maggio 2017 - "Metto su il caffè?". All’inizio sono riservati, osservano. Poi, l’ospitalità prevale. I sinti del campo di via dei Lavoratori, quartiere Terradeo, sono silenziosi, sembrano diffidenti. «Solo timidezza», spiega una delle ragazze che fa qui volontariato. Bastano un paio di minuti, si rompe il ghiaccio. Fuori le tazzine. «Prego, accomodatevi. C’è un po’ di disordine, scusate», dice dispiaciuta una giovane donna di 40 anni. Il disordine di cui parla è un letto sfatto, il resto è tutto perfettamente in ordine in una casa minuscola. Due stanze, ci stanno a malapena letto e armadio. Il bagnetto ha il water e un piccolo lavandino. Qui l’acqua calda c’è, grazie al boiler interno. Nei bagni comuni ci si lava solo con l’acqua fredda: i tubi sono rotti. La terra di nessuno, l’hanno chiamata. Qui si vive un paradosso, dicono dall’associazione “Apertamente” che organizza progetti di inclusione per gli abitanti del campo.

E tanto del loro impegno sta nel cercare di sfatare gli stereotipi che ancora piegano gli abitanti, tirando fuori contratti e pagamenti regolari degli abitanti all’Enel, per esempio, a chi dice che lì ci stanno comodi perché paga il Comune. Dentro al campo sinti si vive il paradosso di una scelta-non scelta. Bisogna tornare agli anni Ottanta, quando gli ex giostrai lombardi e piemontesi si spostano da via Azalee al quartiere Terradeo, con regolare contratto. Ora sono circa cento. I tavoli con le istituzioni iniziano negli anni Novanta. Ci si accorge che il campo sorge sul territorio protetto del Parco Agricolo Sud. Lì, le casette e le roulotte non ci possono stare.

Le trattative continuano, mentre gli abitanti continuano a vivere nell’incertezza. Vite normali, bambini che vanno a scuola, ragazzini che litigano mentre giocano a calcio e poi fanno pace, dividendo un pacchetto di patatine. Abitano nei metri quadri che occupa una camera da letto in un appartamento normale, in quattro, cinque. «I maschi quando diventano adulti devono dormire fuori», dice la signora del caffè. E adulti diventano a dieci, undici anni. La donna vende fiori porta a porta. «Quello che posso, spesso mi sbattono la porta in faccia, io devo dare da mangiare ai miei tre figli, mi basterebbe anche pulire le scale, qualsiasi cosa. Può scrivere che mi servirebbero delle scarpe per i miei ragazzi?». Altre donne sono state più fortunate, lavorano nelle mense, sbrigano qualche lavoretto in giro. La maggior parte sono casalinghe, si occupano dei bambini che riempiono il campo di sorrisi e grida mentre giocano. Gli adolescenti hanno sogni semplici: il lavoro ambito dalle ragazze è l’estetista, la parrucchiera. I maschi vogliono fare i meccanici, i baristi. «Faremo la scuola professionale - dicono -. Vogliamo imparare un mestiere e prenderci cura della famiglia».