Cammariere e il suo piano fra vita, teatro e cinema

Lui ha l’autonomia della scrittura figlia dell’improvvisazione e della struttura libera, fra canzone, temi da film e jazz

Sergio Cammariere

Sergio Cammariere

Milano, 23 novembre 2017 - Beau serge. Prendo in prestito un celebre tema di Serge Chaloff, baritonista (sax) sublime, per Cammariere uno e trino. I trio per Telethon, nei giorni scorsi all’Auditorium con Gino Paoli e Danilo Rea, in sofferta pianitudine nel nuovo album, sedici temi che sono autobiografica musica di scena. «La prima raccolta, me la chiedevano in tanti - conferma Sergio - del mio repertorio pianistico. “Piano” è il io primo lavoro di mani, cuore e pianoforte, racconta tutta la mia storia in musica, iniziata scrivendo musica per il teatro». E lui ha l’autonomia della scrittura figlia dell’improvvisazione e della struttura libera, fra canzone, temi da film e jazz. Dove affiora qua e là Jarrett ma poi è sempre l’io nudo e vero di Cammariere a firmare una musica semplice, diretta, bella. Nata nella stanza reale e ideale dell’autore «utilizzati anche in teatro e al cinema: li ho tutti risuonati al piano, come in una colonna sonora della mia esistenza». Non vi stupisca perché Cammariere ha registrato e composto oltre ai nove album da cantautore diciotto colonne sonore per il cinema e il teatro. «C’è tutta la mia vita, da quando avevo 7 anni ed ero nel coro delle voci bianche al jazz».

La colonna sonora quotidiana di un rapporto totale con lo strumento, le session pomeridiane che meticolosamente registra, per non perdere il minimo soffio dell’anima. È una scrittura contemporanea, per sottrazione perché corrisponde comunque a un’azione, aperta a straordinari paesaggi melodici, arie folcloriche, saggezza armonica. Producono Aldo Mercurio e Giandomenico Caramella per Jando Music su Parco della Musica Records. Temi da ricordare. “Tema di Malerba”, “Misterioso2”, “Natale in campagna”, “Dodici minuti di pioggia”, “Garbage Man”, “Tender Eyes”, “Ritratto di mio padre”, “Quel giorno”, “Il caso Tandoj”, “Marcher au lever du soleil, “Ugo”, “Il ricordo”, “Meteor”, “Il sole dei cattivi”, “Quanta emozione c’è”, “Sila”. Pechè c’è anche la sua Calabria, il padre, le radici radici autoctone con quelle del blues. Cammariere ha autonomia tecnica e padronanza poetica, si muove dalla canzone (chanson) agli standard anche italiani del jazz, conosce la forma e la libertà della sostanza, l’espressionismo sentimentale e il minimalismo di un pudore ancestrale. Sa procedere spedito per sottrazione ed è un musicista vero. Solo così si può scrivere per il teatro e per il cinema, descrivere una sceneggiatura scritta da altri. Poi la memoria emotiva di una vita, partendo dai luoghi anche psicologici dell’infanzia nuota meglio nella musica che fra le parole, che come i pesci sfuggono facilmente dalle mani. Qui è solo piano, cuore e mani invece. Da ascoltare.