Piantendo, 3 agosto 2013 - C'era solo da aspettare. Dopo i primi due giorni di inaugurazione e apertura al traffico della nuova statale 38, giorni caratterizzati dai festeggiamenti per la riuscita dell’operazione, il terzo giorno, invece, è quello delle polemiche, come era immaginabile. La prima a scagliarsi contro la nuovissima strada è Legambiente, che parte proprio dalla nuova 38 per fare una «carrellata» di opere lombarde considerate troppo grandi e costose.

«Gran pavese di autorità nazionali, regionali e locali mercoledì - scrivono dall’associazione ambientalista - per celebrare l’apertura di un tronco autostradale tra Piantedo e Cosio Valtellino, strada recordman di costi unitari e di tempi realizzativi che da oltre un decennio gli ambientalisti locali hanno definito la strada “più larga che lunga”, perché sulla scia del gigantismo (ovvero quella religione per cui le opere devono essere prima di tutto grandi e poi, se possibile, anche utili) non si è rinunciato a realizzarla in doppia carreggiata con soluzioni ingegneristiche ardite e pesantemente impattanti su suoli e paesaggi del fondovalle valtellinese. Nove chilometri di nastro stradale a 4 corsie che non risolvono, semmai aggravano, le situazioni pesantissime di traffico che affliggono il fondovalle, e in particolare le due città di Morbegno e di Tirano, che continueranno per decenni ad essere tagliate in due dalla pericolosa e congestionata Statale dello Stelvio».

Non solo la 38 nel mirino di Legambiente, ma anche altre opere in via di realizzazione, come ad esempio la Monza-Rho e la Pedemontana con le tangenziali di Como e di Varese, tutte opere accusate di essere troppo grandi e costose per le effettive necessità del territorio e della popolazione.

«Al presidente regionale Roberto Maroni e all’assessore alle Infrastrutture Maurizio Del Tenno chiediamo una discontinuità rispetto alla spensierata programmazione infrastrutturale dell’era Formigoni - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia -. Le grandi infrastrutture fin qui progettate sono tutte affette da insostenibilità, ambientale, funzionale e finanziaria. Si è abdicato al ruolo e alla responsabilità di amministrare le risorse scarse, economiche e territoriali, in funzione dei bisogni reali, e si è fatta una grande ammucchiata su spesa pubblica e capitali speculativi».

«Adesso l’era degli sprechi è finita - conclude Di Simine rivolgendosi ai vertici di Regione Lombardia - è arrivato il momento di rivedere i fondamentali della programmazione infrastrutturale, selezionando le vere priorità e puntando su soluzioni efficienti di mobilità, a partire dalla mobilità collettiva, che oggi efficiente non è ma che deve diventarlo per il bene di tutti i cittadini lombardi».