Sesto, case pubbliche. Graduatoria all’italiana

Sfoltito poco più di un centinaio di pratiche ritenute sospette o incomplete

Roberto Di Stefano sindaco Sesto San Giovanni, ha dato mandato di verificare le richieste

Roberto Di Stefano sindaco Sesto San Giovanni, ha dato mandato di verificare le richieste

Sesto San Giovanni (Milano), 15 agosto 2017 - La prossima graduatoria per l’accesso agli alloggi di edilizia popolare sarà sicuramente più snella. E con tutta probabilità scompariranno anche i nominativi che fanno riferimento ad alcune comunità straniere che in passato avevano destato più di un sospetto per la loro capacità di scalare le affollatissime graduatorie.

Questo è il principale effetto di una rapida azione di “pulizia” delle graduatorie per le case popolari, voluta dal sindaco Roberto Di Stefano già pochi giorni dopo il suo insediamento al municipio di Sesto.

"Abbiamo sfoltito poco più di un centinaio di nominativi presenti nella graduatoria", afferma il primo cittadino.

Potrà apparire sorprendente, perché quella graduatoria negli ultimi anni ha sempre sfiorato quota mille richiedenti e non è mai stato possibile ridurla per un doppio effetto: da un lato uno scarso tourn over, a causa della scarsità di alloggi pubblici (quelli comunali sono 950) e della ridottissima mobilità negli alloggi già assegnati; dall’altro una continua crescita degli aventi diritto, soprattutto tra i cittadini extracomunitari che maturano i requisiti per l’accesso ai sussidi sociali.

"Non siamo ancora entrati nel merito delle assegnazioni, anche perché Regione Lombardia sta discutendo le nuove regole che presto diventeranno legge. Tuttavia abbiamo cancellato le pratiche sospette. C’erano decine di richieste nelle quali documenti importanti erano sostituite da semplici autocertificazioni. Si tratta soprattutto di cittadini stranieri che, per esempio, autocertificano la dichiarazione nella quale indicano di non possedere un altro alloggio di proprietà. La pratica - sottolinea Di Stefano – può essere ritenuta attendibile solamente se la dichiarazione è verificata e certificata da un’istituzione come un consolato o un’ambasciata".

Questa prima analisi delle pratiche ha consentito di cancellare gran parte delle richieste giunte da comunità straniere come quella egiziana, che già nei mesi scorsi avevano destato sospetti e accuse. Infatti. Nell’ultima graduatoria ufficiale gli egiziani rappresentavano la comunità con il maggior numero di richiedenti, oltre il 30% del totale. Inoltre, gran parte delle domande risultavano consegnate in un numero ristrettissimo di giorni, quasi che dietro le quinte vi fosse un’organizzazione rodata per la predisposizione delle richieste. Il caso era stato già segnalato alle autorità dalla precedente giunta.