Sesto brinda con il Centro ricerca Campari

Rimarrà in città il Laboratorio dove è nato anche il Crodino Twist

Il Laboratorio Campari

Il Laboratorio Campari

Sesto San Giovanni (Milano), 24 agosto 2016 -In quel seminterrato, dove lavorano tecnici e ricercatori altamente qualificati, è nato anche il Crodino Twist, una nuova versione dell’«analcolico biondo che fa impazzire il mondo». Per il Laboratorio Campari è tempo di riscatto: destinato inizialmente a chiudere, per traslocare a Novi Ligure insieme alla fabbrica, rimarrà a Sesto San Giovanni, dirimpetto al quartier generale.

Il Gruppo Campari ha chiesto al Comune di rivedere la convenzione sottoscritta ormai dieci anni fa, sulle ceneri del vecchio stabilimento. Patti chiari: la volumetria della fabbrica, compresa di depositi sotterranei, veniva destinata interamente alla realizzazione della sede di quasi 10mila metri quadrati, con annesso museo aziendale, e alla costruzione di una fetta consistente di residenziale, le due torri da 10 e 14 piani (12mila metri quadrati) e le palazzine di 3 e 7 piani, al posto dell’ex mensa, in edilizia convenzionata (1.800 metri quadrati). Per il Laboratorio situato di fianco a Villa Alta, in fondo al parco, il destino sembrava segnato: al termine della durata della convenzione decennale - recitava l’atto - la palazzina doveva essere destinata a funzioni di interesse pubblico o, in difetto, demolita.

Nulla di tutto questo. Già l’anno scorso Campari aveva chiesto al Comune come far per “riscattare” l’edificio su tre piani - un interrato, un seminterrato e un rialzato, ciascuno di 540 metri quadrati - per mantenere in vita il laboratorio d’analisi. Che, negli ultimi anni, è diventato il Ctc: Campari technical center. «Un’eccellenza a livello industriale e scientifico» si legge nella relazione che motiva la variante al piano urbanistico: è lì, in quel vecchio ma modernissimo laboratorio, che il gruppo svolge analisi e verifiche sulle materie prime e sui prodotti finiti, il controllo qualità e, non ultimo, attività di ricerca e sviluppo per nuove bibite, packaging, processi produttivi, di maturazione o invecchiamento.

«L’edificio non è storicamente di particolare pregio - precisa l’architetto Giancarlo Marzorati, che ha curato il piano integrato originario e “disegnato” quartier generale, museo e torri Campari insieme allo svizzero Mario Botta -. Tuttavia è pur sempre una ricostruzione degli anni Cinquanta, stilisticamente apprezzabile. E, in ogni caso, un patrimonio da valorizzare: manterrà la sua destinazione, portando prestigio al Gruppo Campari, al Comune e alla città».

Negli ultimi tre o quattro anni il Laboratorio ha acquisito un’importanza sempre maggiore. Al suo interno lavorano in venti, tra tecnici, ricercatori e personale di supporto, in collaborazione con l’Università degli studi di Milano, di Torino e di Firenze, nonché con centri di ricerca stranieri nel campo delle bevande alcoliche, come lo "Scotch whisky research institute" di Edimburgo. Al suo interno, anche attività di training e formazione per il personale di altre strutture tecniche del Gruppo, provenienti da Scozia, Grecia, Argentina, Brasile, Australia, Usa e Giamaica. Insomma, un laboratorio che fa scuola.