Ha appena 10 mesi: ed è già clandestino in Russia

L'odissea di una mamma e di suo figlio di Davide Falco

Novate, la famiglia Minguzzi

Novate, la famiglia Minguzzi

di Davide Falco

Novate Milanese (Milano), 9 settembre 2014 - Un'odissea lunga nove giorni e che non ha ancora una fine. È quella che sta vivendo — e che vuole denunciare — un cittadino novatese, Ruggero Minguzzi, che dal 30 agosto attende il rientro in Italia della moglie, di nazionalità russa, e del figlio di dieci mesi. I due si trovano in Russia e la burocrazia locale ha loro impedito il rientro accusando il bambino di clandestinità. Questi i fatti: verso la fine di agosto il neonato è stato sottoposto d’urgenza a cure ospedaliere nella città di Primosko, cosa che ha fatto slittare il volo di ritorno. Negli stessi giorni il visto del piccolo è scaduto e il padre, da Novate, ha contattato il consolato russo di Milano facendo presente la situazione. Hanno risposto che al posto di frontiera sarebbe bastato il certificato medico rilasciato dall’ospedale. Le cose però non sono andate in questo modo. «Mia moglie si è recata in dogana con il bambino e le è stato negato il rientro in Italia perché il bambino, cittadino italiano, aveva il visto scaduto e risultava clandestino — spiega l’uomo —. Mia moglie Svetlana ha chiesto alla polizia russa di essere accompagnata in ambasciata italiana, dato che il bambino è un cittadino italiano, ma le è stato negato ed è stata obbligata a rimanere in aeroporto». Minguzzi ha subito chiamato la Farnesina che ha allertato l’ambasciata di Mosca, la quale ha accertato la gravità della situazione e ha subito contattato la donna. 

«Attualmente Svetlana e il bambino sono nella casa di una coppia di amici russi e le autorità, in particolare l’ufficio immigrazione, dopo avere parlato con il console italiano ha informato mia moglie dicendosi disposto a rilasciare un visto provvisorio fino alla partenza che dovrebbe essere il 20 di settembre, dietro una multa di circa trentacinque euro». La struttura consolare italiana di Krasnodar si e messa a completa diposizione della mia famiglia per accompagnarla nello svolgimento delle pratiche burocratiche», conclude Ruggero Minguzzi. Che però ancora non può riabbracciare la sua famiglia.