di Stefania Totaro

Muggiò, 20 luglio 2013 - «Io vivo per i miei genitori, a cui voglio un gran bene. Non li ho mai maltrattati. Chiudevo in casa mio padre per la sua sicurezza. Ma la mamma sapeva dove si trovavano le chiavi».
Queste dichiarazioni sono valse l’immediata scarcerazione ad Antonella Cavallaro, l’impiegata in una ditta di pulizie di 48 anni di Muggiò arrestata dai carabinieri per sequestro di persona, morte come conseguenza di questo reato e maltrattamenti in famiglia per avere chiuso in casa i genitori, provocando la rocambolesca fuga dalla finestra attraverso il cavo della televisione del padre Gino di 78 anni, finita in una caduta mortale dal secondo piano.

Il gip del Tribunale di Monza Anna Magelli ha infatti convalidato l’arresto della donna, ma non ha ritenuto sussistere alcuna pericolosità sociale e quindi ha deciso di non confermare la misura della custodia cautelare in carcere e di non applicare alcuna altra misura cautelare, rimettendola in libertà. Questa decisione è stata presa dal giudice dopo l’interrogatorio a cui ha sottoposto ieri mattina Antonella Cavallaro nel carcere di Monza dove era detenuta. Una lunga sequela di domande e risposte in cui l’impiegata, difesa dall’avvocato Micaela Perego di Seregno, ha raccontato la sua versione dei fatti ripercorrendo il calvario della sua vita con la mamma invalida e il papà alcolista, con cui divideva l’appartamento di Muggiò.

«La situazione in famiglia era molto peggiorata da quando mio padre aveva iniziato a bere - ha raccontato la donna - Frequentava un bar dietro l’altro a causa del suo vizio». La 48enne aveva fatto frequentare al padre il Noa, il Nucleo specializzato per la cura dell’alcolismo e anche un centro di alcolisti anonimi, ma non era servito a niente. Il padre continuava a bere, andava per bar a cercare alcol e sembra che a volte addirittura importunasse i clienti chiedendo soldi per comprarsi un bicchiere di vino. Da quando la figlia gli aveva vietato di uscire, l’uomo avrebbe iniziato ad acquistare il vino di nascosto da tenere in casa e spesso la figlia gli aveva trovato un bric di cartone nascosto sotto i vestiti.

Ultimamente, al problema dell’alcol, si era aggiunto un principio di demenza senile quindi il 78enne era diventato ancora più pericoloso per se stesso perché spesso non era cosciente di quello che faceva o non ricordava cosa aveva fatto.

«Se usciva poteva succedergli qualcosa di grave - ha dichiarato la donna -. Mia mamma non poteva stargli dietro perchè cammina solo con un sostegno e io avevo dovuto trovarmi un lavoro perché ultimamente i soldi delle loro pensioni non bastavano più. Quindi, quando andavo a lavorare, dicevo a mio padre che li chiudevo in casa. Ma in realtà mia mamma sapeva dove si trovavano le chiavi. A volte andavano ai giardini, ma la situazione non era sotto controllo senza di me».

La 48enne ha anche negato di avere mai picchiato i genitori, ammettendo soltanto di avere magari qualche volta alzato la voce con il padre o di averlo strattonato per cercare di riportarlo alla ragione. Nessun degrado sociale è quindi stato riscontrato nella famiglia della 48enne. E neanche nella sua abitazione, le cui foto scattate dai carabinieri mostrano una casa ordinata e pulita.

Il pm di turno alla Procura di Monza al momento della tragica caduta mortale di Gino Cavallaro, il sostituto procuratore Emma Gambardella, aveva chiesto la convalida dell’arresto dell’impiegata e la conferma della custodia cautelare in carcere, ben conscia comunque che la vicenda fosse da vagliare più attentamente nei prossimi giorni. Aveva invece chiesto la scarcerazione il difensore di Antonella Cavallaro, l’avvocato Micaela Perego, che ieri nel tardo pomeriggio ha avuto la confema che la sua richiesta era stata accolta dal giudice.