Milano, 10 novembre 2013 - Mezzogiorno di fuoco domani in via Bellerio. Scade infatti il termine per la presentazione delle candidature a segretario federale. Situazione confusa ma non seria. Il fiorire di nomi che si legge in questi giorni, di volenterosi leghisti che si danno disponibili a subentrare a Roberto Maroni, in realtà nasconde, ora più che mai, la volontà e necessità di arrivare a un candidato quasi unico. Il quasi è d’obbligo, visto che Umberto Bossi, il leader maximo che i maroniani pensavano di aver pensionato col ruolo di presidente onorario, non ha nessuna intenzione di ritirarsi. Ma è il giovane Matteo Salvini, il brillante europarlamentare nonché volto televisivo del Carroccio, ad avere già in mano l’80 per cento dei consensi del partito. Anche se la sua candidatura di fatto negli uffici della segreteria organizzativa federale non è ancora arrivata.


Fino a ieri i nomi ufficialmente registrati erano quelli di Bossi, del bolognese Manes Bernardini, di Roberto Stefanazzi ai quali un po’ a sorpresa si è aggiunto un altro emiliano, il ribelle Gianluca Pini, deputato spesso in prima pagina per le sue dichiarazioni non sempre ortodosse. A parte questi quattro, molti (anche troppi), sono gli annunci. Hanno sostenuto di voler porre il proprio nome in lizza anche l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, Giacomo Stucchi del Copasir, la storica voce leghista del Trentino Erminio Boso.

Sul nome del sindaco di Verona Flavio Tosi per ora si glissa. Ma l’intervento dello stesso Maroni che nei giorni scorsi dichiarava: «Il sindaco di Verona Flavio Tosi non si è candidato ma ha dato la sua disponibilità e ha detto che questo serve a riunire le forze e la Lega», era un ennesimo pur se criptico endorsement a favore del suo fido Matteo Salvini.

Per domani pomeriggio comunque il segretario Maroni ha convocato la segreteria politica. Si prevedono prima trattative serrate con chi ha intenzione di candidarsi. Poi si tratterà di raccogliere le firme (minimo mille e non più di millecinquecento) che dovranno essere depositate entro la fine di novembre. Il 7 dicembre, con un giorno di anticipo sul d-day del Partito Democratico, ci saranno le primarie, le prime nella storia della Lega Nord, in tutte le sedi provinciali. Ci saranno ventiduemila votanti circa, tutti rigorosamente militanti, ossia iscritti al movimento da almeno un anno.

Ieri Bobo Maroni ha twittato: «La Lega avrà un grande futuro se sceglierà il nuovo leader tra i giovani leoni. Altrimenti si riduce a partitino dei nostalgici». Un’ennesima dichiarazione contro il ritorno del senatur. Che gli ha già risposto per le rime dichiarando: «La Lega è stata guidata male. Bisogna ritornare in mezzo alla gente anche con i dirigenti, perché i dirigenti stanno nei palazzi. Tanti dirigenti leghisti vengono nel mio ufficio tutti i giorni a chiedermi di fare un passo indietro per far vincere l’uno o l’altro, ma il problema è che in questo momento la Lega è troppo ridotta male, per cui occorre un segretario che metta tutti d’accordo». L’unico modo per convincere Bossi al ritiro sarebbe la candidatura di Giancarlo Giorgetti, che metterebbe davvero tutti d’accordo. Ma per ora è utopia.