Milano, 3 settembre 2013 - Alla Berghem Fest, venerdì sera, per il comizio di Flavio Tosi, non si vedeva nemmeno un salviniano. La gara fra i due è iniziata da parecchio. E anche la candidatura del veneto alle primarie del centrodestra altro non è che un’abile mossa per provare al suo movimento e a Maroni il suo reale peso politico. Ma la Base della Lega non lo ama. Non capisce questo guardare oltre, troppo oltre il cuore del Carroccio. Tanto che quando il sindaco di Verona si è presentato ad Alzano Lombardo in un completo di lino avorio da settimana della moda, in pochi hanno gradito. E, notando l’abito bianco del tutto inadatto, secondo i duri e puri, a un raduno tendente al verde, qualcuno su Facebook gli ha addirittura dato dell’«itagliano...», somma offesa per i leghisti.


Piace invece Matteo Salvini, il milanese che oggi rappresenta i vecchi ideali del movimento uniti a una giovanile grinta. Lo adorano, i lombardi. Lui ama Milano, al punto di non aver mai fatto mistero di puntare alla poltrona da sindaco. Ma intanto, perché non un bel posto da segretario federale?
L’europarlamentare, vice di Maroni, prosegue con le sue battaglie anti-Kyenge. Riprende abilmente i vecchi temi leghisti convinto che le antiche battaglie possano rivivere. Conia neologismi pregnanti, guida le truppe nella eterna battaglia contro Roma ladrona. L’ultima polemica sui neosenatori a vita. Tutte iniziative che galvanizzano la base.

Non esita nemmeno ad attaccare le grandi potenze, il Matteo che negli ultimi tempi sembra tornato a vestire i panni che indossava con scioltezza qualche anno fa e che gli avevano valso il soprannome di Gianburrasca della Lega. “Se il signor Obama sgancerà una sola bomba contro la Siria, dovrebbero ritirargli il Nobel per la Pace. Che ne dite? Avranno le palle per farlo?». E giù applausi militanti.
Antiberlusconiano per vocazione, nell’opposizione leghista al governo delle larghe intese ha ritrovato l’entusiasmo. E soprattutto riesce a entusiasmare il popolo della Lega, non solo i giovani ma anche gli anziani. Ma entusiasmare il congresso, con l’ala veneta che preme, sarà tutt’altra faccenda.