Milano, 19 luglio 2013 - Un anno e otto mesi di reclusione per omessa dichiarazione dei redditi, assoluzione per il reato di dichiarazione infedele dei redditi perche’ il fatto non sussiste. E’ stata questa la condanna per Domenico Dolce e Stefano Gabbana arrivata esattamente un mese fa, il 19 giugno, a oltre due anni dalla prima assoluzione per lo stesso contenzioso fiscale, assoluzione annullata a fine 2011 dalla Cassazione. Condanna all’origine della polemica che contrappone oggi i due stilisti al comune di Milano. L’indagine sui loro e altri cinque amministratori del colosso della moda, cui vengono contestati fatti relativi al biennio 2004-2005, era nata nel 2007 dopo una verifica fiscale.

Ecco le tappe principali della vicenda:

15 ottobre 2010: la procura di Milano chiude le indagini su Dolce e Gabbana e su altri cinque amministratori del gruppo di moda, tra cui il fratello di Domenico Dolce, accusati a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato e di dichiarazione infedele dei redditi. Viene contestata una presunta evasione di circa 1 miliardo di euro (420 milioni a testa per i due stilisti e altri 200 milioni riferibili alla societa’). L’ipotesi del pm e’ che sia stata creata una societa’ lussemburghese, la ‘Gado’, di fatto gestita dall’Italia ma proprietaria dei marchi del gruppo, in modo che i proventi derivanti dallo sfruttamento del brand venissero tassati all’estero e non in Italia. 

19 novembre 2010: il pm di Milano, Laura Pedio, chiede il rinvio a giudizio.

1 aprile 2011: il gup di Milano, Simone Luerti, assolve i sette imputati “perche’ il fatto non sussiste”. Secondo il gup, tutti i passaggi che portarono alla creazione della ‘Gado’ furono compiuti “alla luce del sole”. La sentenza sara’ impugnata a meta’ maggio in Cassazione dal pm.

23 novembre 2011: la Cassazione annulla il proscioglimento dei due stilisti e degli altri imputati, rinviando gli atti al gup per una nuova decisione. L’elusione fiscale, secondo la suprema corte, puo’ assumere in determinati casi rilevanza penale.

21 gennaio 2012: gli stilisti vengono condannati a pagare 343 milioni di euro di multa al fisco. La condanna sara’ confermata anche in appello, un anno dopo, dalla commissione tributaria di Milano.

8 giugno 2012: il nuovo gup di Milano, Giuseppe Gennari, restituisce gli atti alla procura, che chiamera’ i due stilisti a processo con citazione diretta senza passare attraverso l’udienza preliminare. L’inizio del processo viene fissato per il 3 dicembre; la Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi degli imputati.

29 maggio 2013: condannare Domenico Dolce e Stefano Gabbana a due anni e sei mesi di reclusione in quanto “soggetti che hanno maggiormente beneficiato” dell’operazione che ha portato alla maxi-evasione fiscale. E’ la richiesta del pm di Milano, Gaetano Ruta, che riguarda il solo reato di omessa dichiarazione dei redditi perche’ per la dichiarazione infedele e’ intervenuta la prescrizione. Per gli altri cinque imputati, tra cui Alfonso Dolce, sono chieste quattro condanne e un’assoluzione. L’agenzia delle entrate, parte civile nel processo, chiede 10 milioni di euro per danno all’immagine. - - 12 giugno 2013: gli stilisti “hanno pagato fino all’ultimo centesimo tutte le tasse dovute” e quindi i legali ne invocano l’assoluzione.

19 giugno 2013 : Dolce e Gabbana vengono condannati a un anno e 8 mesi (pena sospesa) per omessa dichiarazione dei redditi. Assolti invece dall’accusa di “dichiarazione infedele dei redditi” perche’ il fatto non sussiste. 

(Fonte Agi)