Milano, 19 giugno 2013 - Sono stati condannati a 1 anno 8 mesi Domenico Dolce e Stefano Gabbana, accusati di una evasione fiscale da circa un milione di euro. Secondo l'accusa i due creatori della moda avrebbero costituito una società in Lussemburgo, la Gado, proprietaria dei marchi del gruppo e di fatto gestita in Italia, al fine di ottenere risparmi fiscali.

LA RICHIESTA DEL PM - Ha parlato di una “frode fiscale sofisticata” e di “prove granitiche” il pm Laura Pedio, durante le repliche al processo a carico, tra gli altri, degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, accusati di dichiarazione infedele dei redditi (reato gia’ prescritto) e di omessa dichiarazione. Il pm ha ribadito la richiesta di una condanna a 2 anni e 6 mesi per Dolce e Gabbana.

“In tutta questa vicenda si e’ realizzata una frode fiscale sofisticata - ha affermato - queste vicende cosi’ complesse sono le piu’ insidiose, quelle sulle quali il legislatore sta ponendo l’attenzione e non possono essere liquidate come mere questioni tributarie. Quando queste questioni diventano indizi gravi, precisi e concordanti, nel processo penale vanno considerate come prove granitiche”. Secondo la rappresentante dell’accusa, in Lussemburgo sarebbe stata costituita la societa’ che “produceva ricchezza”, “in Italia c’erano i costi” dell’attivita’.

Il pm ha parlato di una “ristrutturazione” societaria “che tocca il portafoglio degli stilisti che, fino al marzo del 2004, avevano piena e totale disponibilita’ dei marchi. Poi questi marchi gli vengono tolti e sono trasferiti alla Gado. Vogliamo pensare che non abbiano saputo quello che stava succedendo? Non e’ la logica del ‘potevano non sapere’, ma quella ‘dell’hanno saputo’ perche’ sapevano che avrebbero conseguito un vantaggio fiscale da questa operazione. Ma c’e’ di piu’: gli stilisti vi hanno partecipato attivamente, firmando i contratti di cessione dei marchi”

(fonte Agi)