di Mario Consani

Milano, 28 dicembre 2012 - Una città in nero costretta a regolare i suoi conti davanti ai giudici. Vecchi delitti, nuovi omicidi, storie di affetti familiari, di passioni perverse, di violenza senza senso che esplode improvvisa. È stato un anno complicato per i tribunali milanesi. A marzo la corte d’assise ha pronunciato sei ergastoli per la morte di Lea Garofalo, «pentita» di ’ndrangheta fatta rapire e uccidere nel 2009 dall’ex compagno Carlo Cosco, padre della loro figlia Denise, condannato insieme a cinque familiari e amici. È stata la stessa Denise, 19 anni, ad accusare ripetutamente il padre e la sua famiglia di aver fatto sparire la mamma. Per «odio personale e onore criminale» - ha sostenuto l’accusa - attraverso «un’azione programmata con lucida crudeltà». E a novembre il più giovane degli imputati ha condotto gli inquirenti al ritrovamento dei poveri resti di Lea, fino ad allora nascosti.

In aprile una storia familiare - ed una condanna - del tutto diversa. Un anno e quattro mesi di reclusione ha deciso il tribunale per Marinella Colombo, la manager milanese che strappò i figli all’ex coniuge tedesco cui erano stati affidati e poi li tenne a lungo nascosti. I giudici l’hanno ritenuta responsabile di sottrazione di minori ma non di sequestro internazionale di persona e maltrattamenti, come sosteneva l’accusa.

A maggio si è chiuso il cerchio, almeno quello del primo processo, per l’assassinio senza senso del tassista Luca Massari, 45 anni, ammazzato a calci e pugni per aver investito involontariamente un cagnolino. Già condannato un anno fa a 16 anni di carcere Morris Ciavarella, in primavera anche per i fratelli Pietro e Stefania Citterio, che avevano partecipato all’aggressione selvaggia, è arrivato il verdetto: 14 anni per lui e 10 mesi per lei, solo per le minacce urlate al poveretto. E sempre a fine maggio, la corte d’assise ha condannato all’ergastolo l’imprenditore Stefano Savasta, per i giudici mandante dell’omicidio del suo rivale in amore Stefano Cerri, da quattro anni svanito nel nulla, piccolo imprenditore anche lui, colpevole di avere una relazione sentimentale con l’ex segretaria e amante di Savasta.

In ottobre il verdetto per un’altra tragedia assurda: dieci anni di carcere al vigile Alessandro Amigoni per un colpo sparato alle spalle durante un inseguimento, col quale a febbraio uccise il giovane cileno Marcelo Gomez Cortez, disarmato, moglie e due figli piccoli, lasciandolo esanime sull’asfalto in zona Parco Lambro. Omicidio volontario, secondo il giudice.

Altra storia di amore e passione finita con delitto, quella del giovane medico Vittoria Orlandi, 29 anni, che ha ucciso per gelosia a coltellate la moglie del suo maturo amante anche lui medico, Marzio Brigatti, 62. Sentenza pronunciata prima di Natale: la dottoressa dovrà scontare 14 anni di reclusione.