"Ho visto Fatima in metropolitana". La cugina dà l’allarme agli inquirenti

Al vaglio della Procura la testimonianza sulla foreign fighter di Inzago

Fatima

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Inzago, 30 settembre 2016 - «L’ho vista in metrò. Era bionda». Colpo di scena, Maria Giulia Sergio-Fatima, la prima foreign fighter italiana partita da Inzago quasi due anni fa, non sarebbe in Siria, ma a Milano. A confidarlo agli inquirenti dopo aver testimoniato nell’aula Filangieri del tribunale l’altro ieri, è stata una cugina della presunta combattente, sentita come testimone della difesa nel processo che vede alla sbarra l’intera famiglia jiahadista dell’hinterland. Il padre di Fatima, Sergio Sergio, e zio della giovane che ha fatto la rivelazione, Fatima stessa, suo marito, Aldo Kobuzi, l’albanese al seguito del quale si sarebbe arruolata, la suocera e la canadese che avrebbe fatto da sponsale fra i due. La madre, Assunta Buonfiglio, è morta dopo l’arresto, mentre la sorella Marianna è già stata condannata a cinque anni con rito abbreviato a seguito dell’inchiesta del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e del pm Paola Pirotta. L’accusa per tutti è di terrorismo internazionale. In Procura l’avvistamento, che risalirebbe a martedì, è stato preso con le molle. La donna, in aula non aveva fatto cenno all’incontro con Fatima nonostante fosse stata appena ascoltata. Le sue dichiarazioni hanno però innescato nuove verifiche. Le sue parole sono state raccolte da un agente di polizia giudiziaria.

Anche una amica della ragazza è stata chiamata a testimoniare. «Maria Giulia era educata, dolce, carina e non riesco a spiegarmi cosa le sia scattato in testa - ha raccontato descrivendo il percorso mentale della sospetta terrorista - è passata dal dirmi “ti ringrazio perché mi hai insegnato a studiare“ a “meno male che siamo arrivati noi musulmani a salvare voi cristiani!”». Anche lei, come la nipote, ha spiegato davanti ai giudici della prima Corte d’Assise di Milano, come il padre e la madre della ragazza non «fossero contenti di convertirsi all’Islam: Assunta era molto cattolica e non voleva diventare musulmana ma ha ceduto e soffriva, mentre Sergio l’ha fatto solo per dare retta alle figlie». E sull’ex studentessa di biotecnologia è di nuovo giallo. Gli investigatori non sembrano aver dubbi sul fatto che la giovane si trovi tra le fila del Califfato. Rientrare in Italia con lo stato di allerta che c’è, per lei, in cima alla lista dei ricercati, sarebbe quasi impossibile. L’ipotesi è che la testimone si sia lasciata suggestionare. 

«Mi è stato riferito che dopo la conversione generale si sentivano tante urla in quella casa e anche che le due figlie picchiavano la madre», ha spiegato l’amica di famiglia. «Sergio - ha aggiunto - era un bonaccione, una persona semplice, incapace di opporsi a Maria Giulia, diventata in pratica il capofamiglia». L’uomo avrebbe dovuto essere interrogato l’altro ieri, ma non è stato accompagnato dalla provincia di Avellino (dove vive agli arresti domiciliari) all’aula bunker davanti al carcere di San Vittore. L’esame è rimandato al 26 ottobre.

barbara.calderola@ilgiorno.net