Lecco, 21 novembre 2013 - Claudio Filippo Monaco, 70 anni, presidente onorario e fondatore della comunità «Il Sentiero» di Novate di Merate, condannato nel maggio 2008 in via definitiva a 4 anni e 8 mesi di reclusione per abusi sessuali su cinque piccole ospiti della casa di accoglienza di vicolo Stalletti, dovrà tornare in aula. Lo hanno deciso i giudici della Corte di Cassazione che hanno cancellato l’ordinanza con cui il gip di Lecco Paolo Salvatore lo scorso marzo ha archiviato ulteriori accuse a suo carico per violenza nei confronti di altre due bimbe che hanno soggiornato sempre presso il centro di accoglienza meratese. A puntare nuovamente il dito contro di lui è stata la mamma delle bambine, che sostiene che le figlie si sarebbero ammalate proprio a causa delle attenzioni particolari riservate loro dal responsabile della casa di accoglienza oltre che per le condizioni igienico sanitarie della struttura. Una avrebbe contratto il morbo di Chron, l’altra la dermatite atopica e un eczema.

All’udienza per valutare le nuove circostanze il magistrato lecchese aveva tuttavia deciso di chiudere la vicenda, nonostante il legale della donna non avesse potuto intervenire a causa di un contrattempo. Da qui l’appello ai togati della Suprema corte, che hanno accolto il ricorso sostenendo che non è stato garantito «il diritto al contraddittorio». Il 12 febbraio dunque si ricomincia da capo. Il calvario per la madre delle due bambine è cominciato nel 2002, quando ha deciso di separarsi dal marito. Invece che aiutarla le assistenti sociali a cui aveva chiesto una mano le hanno tolto le figlie, inviandole a Merate: «Le condizioni igieniche in quel posto erano scarse, l’alimentazione pessima, le mie bimbe erano sempre piene di lividi e io non capivo perché», denuncia la signora.

Ma non è che l’inizio della fine: nonostante sia stata lei a portare a galla la scabrosa vicenda con le sue segnalazioni, nel 2008 le è stata sospesa la patria potestà, le bimbe sono state trasferite prima in un un centro di Milano per poi nel 2010 essere separate e affidate a due famiglie diverse. Da quello che emergerà tra tre mesi potrebbe dipendere la loro sorte. Se sino a oggi la madre è stata sempre ritenuta inadatta a svolgere il proprio ruolo, sebbene le figlie vogliano tornare da lei, qualora venisse provato che i loro disturbi dipendono dai ripetuti contatti sessuali con Claudio Monaco, potrebbero tornare a casa. Per questo pretende anche le «scuse dallo Stato». Per Corrado Limentani, avvocato di Monaco che nel frattempo ha scontato la pena, si tratta invece «di un palese tentativo di addebitare a una persona un disagio che ha avuto tutt’altra origine».