Nibionno (Lecco), 7 novembre 2013 - Nessuno li ha avvisati, nessuno li ha informati che il loro figlio era morto, senza nessuno accanto, in un letto di ospedale, dopo essere stato massacrato di botte. I genitori di Joele Leotta, il 19enne di Nibionno che la sera di domenica 20 ottobre è stato ammazzato a calci e pugni a Maidstone, nel Kent, hanno appreso del dramma solo la mattina seguente, lunedì, dal padre di Alex Galbiati, il coetaneo di Rogeno scampato alla mattanza, ma per una conferma ufficiale dai funzionari della Farnesina, hanno dovuto attendere sino a sera, praticamente 24 ore dopo la tragedia. Gli investigatori inglesi infatti non avevano ancora trasmesso l’informativa ai preposti del consolato italiano a Londra, i quali hanno dovuto sollecitarli più volte per ottenere una risposta e qualche elemento da fornire a papà Ivan e mamma Patrizia.

Lo hanno rivelato i responsabili dell’ufficio di gabinetto del ministro degli Esteri Emma Bonino, rispondendo ad un’interrogazione parlamentare in merito presentata dall’onorevole democratica lecchese Veronica Tentori. «Su richiesta insistente del nostro console è stata ottenuta nella serata del 21 ottobre conferma scritta dalla polizia» si legge nella nota diffusa da Roma. I nostri diplomatici hanno presentato non uno ma due atti di formale protesta ai responsabili del Foreing office britannico per denunciare i gravi ritardi nella comunicazione. «Posso assicurare che tramite le nostre sedi a Londra continueremo a sensibilizzare le autorità locali affinché facciano piena chiarezza», garantisce il portavoce del ministro, a partire dal movente dell’aggressione dato che la tesi razziale non è stata smentita.