Sirtori, 11 luglio 2012 - Vertice urgente alla Farnesina per riportare a casa Samuele Corbetta, il cooperante 32enne di Sirtori condannato in primo grado a 8 anni di carcere in Guatemala perché ritenuto colpevole di aver abusato di una bambina di appena 7 anni. A chiedere la convocazione di  summit d’emergenza con i diplomatici del ministero degli Esteri sono stati gli onorevoli democratici lecchesi Gian Mario Fragomeli e Veronica Tentori. L’incontro dovrebbe svolgersi già settimana prossima.

“Vogliamo sapere da Emma Bonino e dal sottosegretario di Stato per sapere quali iniziative si intendano assumere dal Governo per un suo eventuale trasferimento in Italia affinché il nostro connazionale possa scontare in patria la pena, nonostante il Guatemala non risulti tra i Paesi aderenti alla Convenzione di Strasburgo l'assenza di accordi bilaterali”, spiegano i parlamentari.

“Durante la riunione già in via di definizione vogliamo inoltre acquisire informazioni ed elementi puntuali su questa delicata questione. Potremo così avere tutti gli elementi per capire come muoverci in maniera efficace ed assicurarci che siano garantite le tutele previste dal diritto internazionale, nonchè verificare la possibilità di estradizione, anche se siamo consapevoli che la partita è molto complicata”, proseguono gli esponenti di Montecitorio.

Contestualmente, insieme ad altri colleghi della Commissione Esteri, hanno presentato anche una interrogazione per “per garantire il pieno sostegno alla fase di ricorso in appello avviata dai genitori per assicurarci che si svolga in maniera equa e corretta, anche in merito alla protezione consolare del condannato riguardo tutte le forme di assistenza previste dal nostro ordinamento, incluse visite al detenuto e la puntuale informazione ai famigliari sulla sua situazione medico-sanitaria”.

Sono state intanto avviate le procedure per il ricorso in secondo grado. Molte testimonianze e prove difensive non sarebbero state infatti tenute in debita considerazione dai magistrati che hanno emesso il pesante verdetto. “Dopo un processo farsa durato circa 4 mesi nel quale l'accusa non ha presentato la benchè minima prova se non le menzogne di una bimba, e durante il quale e emerso in modo chiaro ed inequivocabile il complotto ordito, questo brutale verdetto ci ha sconvolto e ha gettato la nostra famiglia nello sconforto e nell'angoscia - commentano Roberto ed Emiliana, genitori del giovane cooperante -.  Non abbiamo parole per esprimere la nostra indignazione, la nostra rabbia ma soprattutto il nostro profondo dolore di fronte a tanta ingiustizia e cattiveria“.

E ancora: “A suo favore hanno deposto 11 testimoni, sono stati prodotti referti medici e scientifici che lo scagionano totalmente, la ricostruzione analitica e dettagliata degli eventi di quel tragico giorno avrebbero dimostrato senza alcun dubbio che quel fatto non sarebbe mai potuto succedere. Tutto questo non e' stato minimamente tenuto in considerazione, non e' servito a niente! Questo caso era già stato deciso e nemmeno un milione di testimoni e prove avrebbero potuto cambiare l'esito di questo processo“.

Abbiamo sperato tutti fino all'ultimo in un miracolo che però non è avvenuto. Gli avvocati presenteranno un  ricorso speciale in appello che durerà dai sei agli otto mesi. Naturalmente non ci resta altro che augurarci vada bene. E' previsto, in caso di conferma della condanna, un secondo ricorso in appello presso la Corte Costituzionale ma noi speriamo di non arrivarci. La nostra fiducia nel sistema giudiziario di questo paese sta vacillando e non ci arrenderemo finche'non vedremo Samuele fuori di prigione“.