Turate (Como) 22 gennaio 2014 - Lo scontrino della ricarica telefonica, ma anche una telefonata fatta a un’amica mentre dalla Puglia viaggiava verso la Lombardia. Tra gli indizi contenuti negli atti di accusa che hanno portati in carcere i due uomini ritenuti i capi della banda che l’8 aprile ha assaltato sulla A9 i blindati della Battistolli - Antonio Agresti, quarantaduenne di Andria e Giuseppe Dinardi, 50 anni di Cologno Monzese – c’è anche un telefonata fatta da Agresti con un dei tanti telefoni cellulari usati appositamente per organizzare il colpo da dieci milioni di euro. Utenze intestate a stranieri, inserite in telefoni presi per essere utilizzati solo in quell’occasione, e poi spariti. A quelle linee telefoniche, e a mapparne gli spostamenti, gli inquirenti della Squadra Mobile di Como sono arrivati in due modi.

Innanzi tutto selezionando i numeri ritenuti interessanti, all’interno di circa tre milioni di telefonate passate dalle celle telefoniche della zona attorno a Turate nei giorni precedenti il colpo. Poi con un colpo di fortuna lo scontrino di una ricarica telefonica, trovato accartocciato a terra all’interno del capannone di Origgio che la banda aveva utilizzato per nascondere le auto usate per la rapina. Era stato perso da uno di loro, probabilmente convinto di infilarlo nella tasca dei pantaloni, senza accorgersi che invece cadeva a terra. Mesi dopo, quel foglietto stropicciato è stato notato da uno degli investigatori, durante un sopralluogo nel capannone. A questo, si aggiunge un altro dettaglio: Agresti, mentre viaggiava verso il Nord Italia nei giorni che hanno preceduto l’assalto, con uno di quei telefoni usati solo per chiamarsi tra di loro, senza alcun contatto con i loro contesti di vita o con altre persone, avrebbe commesso un errore: la telefonata fatta a un’amica in Puglia.

Non dalla cabina del telefono, ma proprio da quel numero. Intestato a uno straniero, come tutti gli altri, ma capace di creare un collegamento tra quell’utenza e una persona vicina ad Agresti. Coincideva con la mappatura degli spostamenti, quelli avvenuti prima e dopo, di una banda pugliese che ha racimolato in tutta Italia ciò che occorreva a realizzare alla perfezione quella rapina spettacolare. Le auto rubate in Lombardia, il tir con cui sono fuggiti dopo la rapina rubato a Lodi, le armi portate dal Sud Italia, i fumogeni che hanno provocato gli incendi in autostrada per bloccare il traffico, provenienti da un lotto venduto a Benevento. Infine, uno dei fucili abbandonati su un camion era stato rubato a Fermo.