Turate (Como) 17 gennaio 2014 - A cento all'ora dalla Puglia a Milano, pagando i pedaggi in contanti, per non lasciare tracce, e soprattutto per non sollevare nessun genere di attenzione. La banda di rapinatori accusata di aver messo a segno il colpo dell’8 aprile scorso sulla A9, ha adottato ogni attenzione e cautela per non lasciare tracce. Riuscendo nel suo intento, o quasi. Sono infatti pochissimi gli errori nei quali è incappata la Squadra Mobile di Como, arrivata a individuare i due uomini ritenuti i capi dell’organizzazione – Antonio Agresta, 42 anni di Andria e Giuseppe Dinardi, 50 anni di Cologno Monzese – facendo un lavoro certosino di ricostruzione partendo da indizi minimi e distribuiti su vasta scala. Uno di questi è lo scontrino di ricarica di una delle tante utenze telefoniche usate dai rapinatori, intestate a prestanome stranieri di ogni nazionalità: uno di loro, ha perso il bigliettino che confermava l’avvenuta ricarica all’interno di un magazzino di Origgio utilizzato per tenere le cinque auto usate per l’assalto nei giorni immediatamente precedenti.

È stato trovato da un investigatore della Squadra Mobile durante un sopralluogo: abbandonato a terra, stropicciato. Un pezzo di carta qualunque, che invece ha dato un risultato utile. Prezioso, nel nulla delle tracce lasciate da un gruppo di rapinatori professionisti da ogni punto di vista. Pochi giorni dopo l’assalto, le ipotesi su cui fosse stato, da quale parte d’Italia fosse arrivato per svaligiare quei dieci milioni di euro in lingotti d’oro, e le modalità degli spostamenti, erano già state messe a fuoco, rivelandosi fin dal principio esatte.

Il problema vero, è stato creare delle relazioni, trovare riscontri capaci di reggere anche all’interno di un processo, a quell’idea di banda armata arrivata dalla Puglia. A nove mesi di distanza, i contatti tra gli uomini del gruppo, gli spostamenti mappati attraverso l’aggancio a celle telefoniche di mezza Italia, l’utilizzo di depositi e immobili, ha preso una forma chiara. Ora parte la seconda fase dell’indagine, per arrivare a trovare gli stessi indizi concordanti a carico degli altri indagati. In tutto sedici, per ora, oltre a Dinardi e Agresta, in buona parte uomini di fiducia di Agresta, ritenuto il vero organizzatore del colpo. Dinardi avrebbe avuto invece un ruolo importante per tutto ciò che è avvenuto in Lombardia, dalla logistica al reperimento dei mezzi di trasporto, ma sempre subordinato all’approvazione del complice pugliese.