Spietati in branco: ragazzi da educare al senso della vita

La prima cosa da fare, forse, sarebbe quella di impedire a questi ragazzi di avere accesso alla rete

DOMANDA:

CARO DIRETTORE, stupisce l’arroganza con la quale cinque ragazzini hanno aggredito un disabile, arrivando a portargli via la stampella che usava per muoversi e facendolo cadere a terra. Di fronte a questi atti così inutilmente prepotenti non si sa più che cosa fare. Continuiamo a dire che bisognerebbe punire di più. Ma le punizioni raramente arrivano e, quando arrivano, non sono nemmeno efficaci. Il sindaco del loro Comune dice di essere scosso. Io più che scosso sono molto arrabbiato. Mi chiedo la ragione di questa profonda mancanza di rispetto. E non trovo una risposta. Mario C., Milano

RISPOSTA:

GLI PSICOLOGI ci spiegheranno che, quando gli adolescenti si riuniscono, prevale la logica del branco. E che in funzione di questa logica ciò che nessuno di loro farebbe singolarmente diventa più che fattibile quando è l’insieme ad agire. Sarà. Nessuno tuttavia mi toglie dalla testa un paio di altre considerazioni. La prima: questa è la generazione di chi, per esistere, deve apparire. Non solo questi scapestrati hanno fatto quello che hanno fatto, ma hanno anche filmato la scena e l’hanno messa on line. Bene. La prima cosa da fare, forse, sarebbe quella di impedire a questi ragazzi di avere accesso alla rete. Niente telefono, niente computer, niente tablet per un bel pezzo. La seconda: siano costretti a incontrare la persona che hanno aggredito. Quando troveranno di fronte a loro un uomo in carne e ossa, e non un personaggio del videogame nel quale si illudono di vivere, si renderanno probabilmente conto di aver fatto una vigliaccata. Sarebbe già un primo, timidissimo passo in avanti. sandro.neri@ilgiorno.net