La Buona scuola non si costruisce in un solo atto

COMMENTO

Milano, 17 gennaio 2017 -

LETTERA

PER OTTENERE il ruolo, dopo un lungo precariato, ho accettato di trasferirmi in Lombardia dal Molise. Più di dieci anni fa. È stata una scelta difficile ma necessaria. Sapevo che per almeno tre anni sarei rimasta titolare nella sede assegnata, forse con la speranza di un’assegnazione provvisoria, poi mai avvenuta. Ho letto che i neoassunti con la legge 107 otterranno un’ulteriore proroga alla mobilità straordinaria già loro concessa l’anno scorso. Come al solito, la legislazione scolastica italiana genera disparità. M.P. Como

RISPOSTA

IN QUESTA VICENDA, un elemento positivo forse c’è: la sua definitiva decisione di rimanere in Lombardia, in una città, Como, che a lei è piaciuta. Certo la sua amarezza è comprensibile e riapre la questione, ormai cronica, di un sistema scolastico che non riesce a trovare stabilità né per la continuità didattica verso gli alunni né per la garanzia di diritti ai docenti. Nella scuola sembra sempre prevalere il caso, il merito quasi mai. L’accordo di questi giorni fra i sindacati e il nuovo ministro Fedeli cerca di rimediare a un piano di assunzioni che fin dall’inizio rivelava tante criticità, pur cercando di risolvere il precariato con la stabilizzazione di migliaia di insegnanti. L’eccesso di rapidità è stato un errore, lo stesso l’assenza di coinvolgimento delle parti sociali, dei sindacati in particolare. La “Buona scuola” contestata per un intero anno, era il primo, inevitabile banco di prova del nuovo esecutivo. Forse il prezzo politico da pagare, senza considerare, di nuovo, gli effetti di lunga durata. Il contingente prevale, al solito, su tutto.  sandro.neri@ilgiorno.net