Brescia, 15 febbraio 2014 - «Sì, l’ho ucciso io. Sono andato lì perché sapevo che l’avrei trovato. L’ho fatto perché aveva buttato fuori casa la mia fidanzata accusandola di bere e creare problemi. In realtà quello ci provava, ma lei lo ignorava». Viktor Chobotar, 46enne ucraino, confessò subito alla polizia di essere l’uomo che 24 ore prima aveva ammazzato a coltellate il connazionale Oleksiy Kurazon, 65 anni. Ora l’autore di quel delitto avvenuto la sera dell’8 novembre 2012 tra i giardinetti di via Rizzo e via Cefalonia a Brescia Due, un omicidio maturato nel sottobosco della miseria, ha avuto un epilogo giudiziario. Il gip Ciro Iacomino ha inflitto a Chobotar 16 anni, concedendo l’equivalenza tra attenuanti generiche e aggravanti. L’assassino era alla sbarra in abbreviato per omicidio premeditato, e il pm Antonio Chiappani aveva chiesto una condanna a 18.

La vittima, che viveva affittando posti letto in casa sua al Carmine a 150 euro al mese, aveva nella comunità ucraina fama da arrogante. In molti non lo sopportavano. Chobotar, a differenza del connazionale senza permesso di soggiorno, povero in canna e già noto alle forze dell’ordine per avere rapinato un senzatetto di una coperta, si era recato in via Rizzi a colpo sicuro. Sapeva di trovare l’odioso padrone di casa davanti al supermercato Simply dove un piccola folla di disperati ogni sera attende gli avanzi gettati nei cassonetti alle 19.45 dagli addetti del market. Chobotar immaginava che Kurazov fosse in zona come al solito per cercare inquilini. Il killer era arrivato sul posto in bicicletta, completamente ubriaco, coltello in tasca. Appoggiata la bici e avvistato Kurazov non ci è voluto molto perché tra i due scattasse il litigio.

Sotto gli occhi spaventati dei connazionali tra cui si è scatenato il fuggi-fuggi hanno cominciato a volare pugni e poi fendenti. Alla fine il 65enne è rimasto a terra, ferito da cinque coltellate, ed è morto durante la corsa in ambulanza verso l’ospedale. Chobotar dal canto suo si è rapidamente allontanato. Ha gettato il coltello in un cestino della spazzatura, poi si è accorto che la tracolla che indossava grondava sangue e ha buttato pure quella. Più tardi si è disfatto anche del giubbotto e dei pantaloni macchiati e poi ha girovagato tutta notte. Il giorno seguente la Mobile lo ha rintracciato su una panchina di via Milano, l’ha riconosciuto e arrestato.

beatrice.raspa@ilgiorno.net