Ono San Pietro, 17 luglio 2013 - Un giorno Pasquale Iacovone mostra una pistola ai suoi figli: «Sparerò a vostra madre». I carabinieri gli perquisiscono casa, trovano la pistola col tappino rosso, lui si giustifica dicendo che è una scacciacani. In un’altra occasione è un coltello da cucina a essere messo sotto gli occhi di Andrea e Davide. «Avrete la mamma al cimitero e il papà in galera», è la fosca previsione dell’uomo. E il legale della donna consegna quello spaventoso sms in Procura a Brescia insieme con un fascio di denunce per minacce, per stalking. Un annus horribilis che vede Iacovone perseguitare la moglie. Ma nessuno provvede a fermare quell’uomo che pare non porre limiti al suo odio. E adesso, inevitabilmente, se le ipotesi peggiori saranno provate, si dirà che tutto era annunciato, tutto era scritto. (LE FOTO DAL LUOGO DELLA TRAGEDIA)

«Nessuno parli di incidente», scandisce Pier Luigi Milani, legale di Erica Patti, 35 anni, impiegata, da tre anni non più moglie dell’operaio di Ono. Il suo è un racconto a mezza strada fra l’orrore e il surreale. «Si erano separati nel febbraio del 2010. Circa un anno fa lui ha incominciato con uno stalking senza soste, instancabile, sotto casa, vicino casa. Passava davanti e minacciava, imprecava. Siamo arrivati al punto da installare una telecamera all’ingresso per documentare tutte le molestie. Pedinava la signora, la seguiva, la inseguiva, le tagliava la strada con l’auto. Lei era così esasperata che un giorno mi ha detto: ‘La prossima volta che mi blocca gli vedo addosso’. Non so come abbia fatto a resistere fino a oggi». «In un anno abbiamo fatto una decina di denunce. Le ho portate in Procura. Il 7 gennaio di quest’anno il gip aveva adottato il provvedimento di divieto di avvicinamento non solo alla signora, ma anche al padre e ai luoghi di lavoro».


E prosegue: «Non se la prendeva solo con l’ex moglie. Il papà della signora allena una squadra di calcio in paese, andava a minacciarlo davanti a tutti. Aveva minacciato anche la mamma di un bambino coetaneo di uno dei figli che aveva testimoniato per uno di questi episodi e la signora lo aveva denunciato».
«Lui si era licenziato ed era stato riassunto in un’altra azienda di carpenteria con uno stipendio dimezzato. Di sua iniziativa aveva dimezzato l’assegno di mantenimento: da 1.500 a 850 euro. Il 3 luglio ci siamo trovati in tribunale per l’udienza di modifica delle condizioni di separazione. La signora chiedeva di essere autorizzata a portare i bambini in terapia di supporto psicologico. È arrivato sventolando quella che ci ha detto essere la busta paga, ma senza l’intestazione e l’indirizzo della ditta. ‘Vedete che prendo molto meno’, ci ha detto».


«I bambini erano stati via con lui una decina di giorni. Avrebbe dovuro riportarli domenica sera. Quando non li ha visti arrivare, la signora gli ha telefonato senza avere risposta. Ha inviato un sms. Niente. Ieri mattina (martedì, ndr) mi ha chiamato per dirmi che era arrivata la citazione, il processo per stalking era stato fissato per ottobre. Domani (oggi, ndr) ho l’incontro con la psicologa dei Servizi sociali di Breno. Ho consigliato alla signora di chiamare questa psicologa perché anche lei cercasse di rintracciare Iacovone. La psicologa ha chiamato senza avere risposta. Mi hanno riferito che Andrea è stato visto girare in paese. La mia segretaria mi ha detto che c’era stato un incendio a Ono e due bambini erano morti». Un procedimento al tribunale dei minori per togliere a Pasquale Iacovone la patria potestà. «Si giustificava — conclude l’avvocato — sostenendo che i bambini stavano bene con lui».

di Gabriele Moroni