Bergamo, 1 ottobre 2013 - «Ci sono quattro o cinque piste da seguire. A giorni si valuterà la più probabile». Giovanni Fedeli è l’avvocato bergamasco al quale si sono affidati i familiari (la madre Angelina e la sorella Roberta) di Gian Mario Ruggeri. «Jimmy», 44 anni, fratello dell’ex presidente dell’Atalanta Ivan Ruggeri, scomparso il 6 aprile, è stato freddato a colpi di calibro 9 sabato mattina mentre stava entrando nella palestra Castel Gym a Castelli Calepio. «Le indagini - aggiunge il legale - sono coordinate dalla dottoressa Carmen Pugliese, un ottimo investigatore e un ottimo pm. Ci affidiamo alle sue capacità».

Piste. Un ventaglio nell’incertezza. Gian Mario Ruggeri era rimasto invischiato in due inchieste per frode fiscale, una della procura di Milano e l’altra partita da Vicenza. Aveva chiuso la prima patteggiando dieci mesi e 20 giorni mentre per l’inchiesta vicentina (un giro di false fatturazioni per 20 milioni di euro nel settore delle materie plastiche) era in attesa dell’udienza preliminare, fissata per l’11 ottobre. Il giorno prima dell’esecuzione del suo cliente, il difensore aveva incontrato a Vicenza il sostituto procuratore Silvia Golin alla quale aveva formulato la richiesta di patteggiamento.

Qualcuno ha voluto chiudere la bocca a Ruggeri? Il professor Guglielmo Gulotta, avvocato di Ruggeri in questa vicenda, è scettico: «Fatti vecchi e ritengo che Ruggeri non fosse coinvolto in ambienti criminali o altro che potesse fare pensare a un epilogo del genere». Si vagliano altri possibili scenari, non si trascura l’ambito degli stupefacenti, si ipotizza un prestito non reso, un debito contratto con le persone sbagliate.

Un episodio tutto da decifare precede di soli due giorni la morte di Ruggeri. Lo ha raccontato ai carabinieri, in quattro ore di deposizione, l’ex fidanzata Jessica Rota. La donna gestisce un centro estetico. Giovedì mattina «Jimmy», molto attento alla forma fisica, si era presentato per un trattamento di manicure e pedicure che era stato interrotto da una telefonata. Ruggeri si era allontanato per rispondere. Era ricomparso molto rabbuiato. «Questa è una telefonata che non avrei mai voluto ricevere» aveva detto all’amica pregandola di concludere al più presto.

Al telefono è legato un altro interrogativo. «Jimmy» disponeva di uno smartphone di ultima generazione che aveva poi abbandonato per tornare al suo vecchio cellulare. Quest’ultimo è stato trovato in una tasca, il telefonino nuovo è introvabile. L’immagine di «Jimmy» preoccupato, inquieto, peggio minacciato, stride con la descrizione di un uomo come rinato che ne fa la sorella Roberta: «Da un anno era cambiato. Si dedicava ai bambini, alle persone bisognose. Era stato in Brasile, in una casa-famiglia per bambini abbandonati e aveva organizzato per loro delle partite di calcio. Era quello il vero Jimmy, buono, generoso». L’autopsia sarà eseguita dopodomani.

gabriele.moroni@ilgiorno.net