Coronavirus, zona rossa in Lombardia: si valuta l’allargamento

Nella Bergamasca 372 pazienti positivi, 129 in un solo giorno, a Lodi 482: l’ipotesi di blindare il focolaio. Ricoverato anche un neonato

L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera

L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera

Milano, 4 marzo 2020 - C’è un bambino di poche settimane positivo al coronavirus isolato in Patologia neonatale all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo; respira autonomamente "e la sua non è una situazione di particolare difficoltà", chiarisce l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. Non è per lui che la Val Seriana, epicentro del focolaio bergamasco, è in queste ore sotto osservazione da parte degli esperti dell’Istituto superiore di sanità, che "valutano l’opportunità di estendere la zona rossa", ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro; né cambia la situazione il fatto che il primario dell’ospedale di Alzano Lombardo, tra i primi casi scoperti nell’area, sia stato dimesso (al pari del 17enne valtellinese convittista a Codogno).

Il punto è che la Bergamasca, che con 372 positivi è seconda dopo Lodi (482) tra le province lombarde più contagiate (poi Cremona a 287, Pavia con 122, Milano con 93 e Brescia con 86), i casi lì sono schizzati in un giorno di 129, più dei 98 del Lodigiano che include i dieci comuni “blindati“. «Un’impennata – chiarisce l’assessore Gallera –. Abbiamo trasmesso i dati all’Iss e ci affidiamo ai tecnici che ci diranno se serve una zona rossa o se ci sono altri modi per impedire" quel che però va assolutamente impedito, e cioè che questa intensità di contagiati s’allarghi dalle quattro aree attuali dove vive il 4% dei lombardi alle città, perché "il sistema sanitario sinora è in grado di reggere ma se l’infezione continua non reggerà più", e "dobbiamo continuare a dare le cure migliori a tutti quelli che ne hanno bisogno".

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha anticipato la sua visita, oggi a Milano vedrà (a debita distanza) la giunta in autoquarantena lavorativa dopo il contagio dell’assessore Alessandro Mattinzoli. La Lombardia ieri contava 1.520 positivi al virus, con 55 morti e 865 persone ricoverate in ospedale (praticamente tutti i nuovi contagiati), di cui 167 in terapia intensiva. E anche se la Regione è già riuscita a incrementare di 103 i posti letto totali di cure intensive, destinandone 220 ai malati di Covid-19, e altri 50 conta di recuperarli a breve, "il bisogno di terapie intensive cresce in maniera esponenziale". L’"elemento più critico", ricorda l’assessore, "è il personale formato": il Governo consentirà l’assunzione per metà marzo di 350 infermieri neolaureati, è partito il reclutamento dei pensionati e sono in arrivo i primi 14 medici e 20 infermieri militari.