Unioni civili, sindaci disobbedienti. Nasce il fronte leghista dell’obiezione

Nel Varesotto si studiano strategie per evitare di celebrare le nozze gay di PAOLO CANDELORO

Nozze gay

Nozze gay

Varese, 19 maggio 2016 - Una riunione dei sindaci lombardi della Lega Nord sul tema delle unioni civili. Dopo l’approvazione della legge che dà il via libera al matrimonio fra persone dello stesso sesso e l’invito alla disobbedienza giunto dalla viva voce del segretario federale Matteo Salvini, i primi cittadini del Carroccio sono pronti a incontrarsi per decidere quale linea tenere. La questione è presto detta: gli amministratori «lumbard» celebreranno o meno le unioni fra due uomini o due donne nel caso in cui si trovassero davanti a tale eventualità? Agli esponenti della Lega, e questo è risaputo, il ddl Cirinnà proprio non piace, ma resta ancora da chiarire come si comporteranno nel concreto i primi cittadini del Carroccio. Dal Varesotto, culla del movimento fondato da Umberto Bossi, arrivano comunque delle importanti indicazioni. «La legge sulle unioni civili può creare difficoltà a molti - commenta il sindaco di Varese, Attilio Fontana -. Credo sia opportuno creare un albo di obiettori di coscienza in modo tale che ognuno possa comportarsi come meglio crede. Sarebbe questo un modo per garantire la libertà di opinione e il rispetto del pensiero di tutti, altrimenti si arriverebbe alla conclusione che certe idee sono opinabili e altre no». «Sono d’accordo con Salvini - fa sapere il sindaco di Samarate, Leonardo Tarantino -. L’obiezione di coscienza mi sembra opportuna, mentre da parte mia valuterò l’eventualità di delegare la celebrazione del matrimonio a un altro ufficiale dello stato civile».

Matteo Bianchi è il primo cittadino di Morazzone, piccolo comune a pochi chilometri da Varese, ma è soprattutto segretario provinciale del Carroccio. «Nel limite del possibile - esordisce - cercherò di esprimere la mia disapprovazione in merito a questa norma. Qualche mese fa abbiamo avuto modo di ribadire, attraverso una mozione approvata dal Consiglio comunale, il valore della famiglia tradizionale: mi comporterò pertanto sull’onda lunga di quella iniziativa. I sindaci sono l’espressione più vicina ai cittadini, e gran parte delle piccole comunità che rappresentiamo è totalmente in disaccordo con questa decisione. È ovvio, non possiamo metterci contro la legge, ma quando riteniamo l’esistenza di qualcosa che non funziona abbiamo il dovere di segnalarlo. Come? Con forme di protesta e di obiezione quali mozioni in Consiglio, lettere al Governo o anche solo delegando l’ufficializzazione di un atto a un altro incaricato». «Mi sembra strano - afferma in chiusura il sindaco di Saronno, Alessandro Fagioli - che a fronte di un momento di crisi economica del quale non si vede la fine, di una politica internazionale che vive un momento delicato, dell’incapacità del Governo di tutelare i propri confini e i cittadini italiani, la preoccupazione sia quella di creare nuovi contratti, nuove forme di matrimonio che non ricalcano quelle tradizionali europee. Credo che in questo momento ci sia altro da fare».