Morti in corsia a Saronno, il colpo di scena: appello da rifare per Laura Taroni

Saronno, l’ex infermiera era stata condannata a tr ent’anni per la morte del marito e della madre La Cassazione ordina un nuovo processo. Vince la tesi dei difensori: non chiarite le cause dei decessi

Laura Taroni in aula, in Tribunale

Laura Taroni in aula, in Tribunale

Saronno (Varese), 12 settembre 2020 -  Annullamento della sentenza di secondo grado e nuovo processo davanti ai giudici milanesi. La Cassazione ha deciso che deve essere rifatto e per questo andrà ad un’altra sezione della Corte d’Assise d’appello di Milano il processo a Laura Taroni, l’ex infermiera condannata a trent’anni di reclusione per gli omicidi del marito Massimo Guerra e della madre Maria Rita Clerici.

La prima sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Raffaello Magi, ha accolto il ricorso della difesa della donna. Quella che veniva giudicata era uno dei due protagonisti dell’inchiesta “Angeli e demoni” della procura di Busto Arsizio: Leonardo Cazzaniga, all’epoca dei fatti aiuto primario del pronto soccorso del presidio ospedaliero di Saronno, e la sua compagna di un tempo, Laura Taroni, infermiera nello stesso reparto. Dopo l’arresto di entrambi, alla fine di novembre del 2015, le loro strade giudiziarie si erano divise. Lo scorso gennaio la Corte d’Assise di Busto Arsizio ha condannato all’ergastolo Cazzaniga, ritenuto colpevole di dieci dei dodici omicidi di pazienti in corsia per i quali era stato processato (provocati, secondo l’accusa e la sentenza, con farmaci somministrati in sovradosaggio e in rapida successione) e per le morti di Massimo e Luciano Guerra, rispettivamente marito e suocero della Taroni.

Il processo ha riguardato, per reati minori, anche due dirigenti sanitari e due medici. L’annullamento deciso dalla Cassazione ha riguardato anche le posizioni di Claudio Borgio, responsabile del servizio infermieristico dell’ospedale di Saronno, uno dei componenti della commissione chiamata a valutare l’operato di Cazzaniga, e Daniele Sironi, medico internista nel reparto di medicina (l’annullamento per quest’ultimo era stato chiesto anche dal pg). Un colpo di scena. Una vittoria della difesa dell’ex infermiera di Lomazzo. Il ricorso dell’avvocato Cataldo Intrieri, difensore insieme con la collega Monica Alberti, chiedeva di annullare perché monca la sentenza pronunciata il 2 luglio dello scorso anno dall’Assise d’appello di Milano e depositata il 30 novembre. I giudici avevano confermato il verdetto pronunciato in primo grado, in abbreviato, dal gup di Busto Arsizio, Sara Cipolla. Era però accaduto che nell’assemblaggio delle 122 pagine che componevano la motivazione della sentenza ne erano state “saltate” 13, relative alla capacità di intendere e volere dell’imputata. Un errore materiale. Per emendarlo era stata fissata un’udienza della Corte d’Assise d’appello che aveva ribadito la validità della sentenza.

Nel merito, è stata la tesi dei difensori, la sentenza non chiariva le causi delle morti. I corpi erano stati cremati, non c’era stata autopsia. Laura Taroni ha ammesso di avere somministrato farmaci al marito Massimo per sopirne le pretese sessuali, senza alcuna volontà di sopprimerlo. Quando alla madre, era stato Cazzaniga a praticare a Maria Rita Clerici una iniezione di fibrinolitico. La procura generale aveva chiesto invece agli “ermellini” di respingere il ricorso. Secondo il pg della Cassazione le parti mancanti nella sentenza non avevano un peso determinante ai fini del giudizio. Il verdetto è stato conosciuto soltanto nella serata di ieri. "Siamo molto soddisfatti - ha commentato l’avvocato Intrieri -. Oltre alla questione delle pagine mancanti, la sentenza d’appello conteneva molte lacune".