Fase 2, gli industriali varesini: basta soldi a pioggia

La metà degli associati Univa ha attivato la cassa Covid. Il presidente Grassi: cominciamo a investire sul lavoro

Nel Varesotto la cassa Covid riguarda il 42% degli impiegati delle associate Univa

Nel Varesotto la cassa Covid riguarda il 42% degli impiegati delle associate Univa

Varese, 10 maggio 2020 - Il presente delle imprese varesine è drammatico. A stilare un primo bilancio dell’impatto dell’emergenza coronavirus sul sistema produttivo provinciale è Univa, che ha diffuso i dati relativi al ricorso agli ammortizzatori sociali. Nelle settimane di lockdown tra le realtà associate all’Unione Industriali varesina si sono registrate ben 465 attivazioni di cassa integrazione legata al Covid-19, per un totale di 30.273 addetti coinvolti. In termini percentuali si tratta del 47% delle imprese che compongono l’associazione e del 42% degli addetti in esse impiegati. 

Uno scenario negativo senza precedenti, che preoccupa non poco gli industriali varesini, che non vedono nel mondo della politica una capacità di reazione adeguata, e anzi rimarcano una mancanza di unità nazionale con forze di governo caratterizzate da divisioni e prese di posizioni ideologiche. "Avevamo chiesto velocità – spiega il presidente di Univa Roberto Grassi – nel far arrivare liquidità alle imprese e rapidità nelle risorse da mettere a disposizione della cassa integrazione per i nostri dipendenti. Non abbiamo avuto né l’una, né l’altra cosa. La burocrazia ancora una volta ha avuto la meglio".

Un altro punto contestato da Univa è quello della mancanza sul mercato degli approvvigionamenti di dispositivi di protezione. "Un’altra promessa rimasta lettera morta – continua Grassi – che nessuna task-force, nessun commissario straordinario è riuscito a mettere in atto. L’unica cosa che si è riusciti a fare è stata imporre un prezzo di 0,50 euro a mascherina che ha posto fuori mercato tutta quella nascente filiera del made in Italy che, almeno in parte, poteva rappresentare la soluzione al problema". 

Ora gli industriali non chiedono proclami, ma poche e veloci azioni concrete. "Basta soldi a pioggia da disperdere in misure assistenziali che non sono in grado di rilanciare l’economia e far riprendere la domanda – osserva il presidente di Univa – tanto vale usare le poche risorse in azioni che realmente possono innescare la ripresa". Interventi come il taglio dell’Irap e l’abbattimento del costo del lavoro, fino al pagamento alle imprese dei debiti della Pubblica Amministrazione. E poi lo sblocco dei cantieri già dotati di copertura finanziaria per sostenere la domanda pubblica e creare posti di lavoro, affiancato da un sostegno agli investimenti privati attraverso il rilancio del Piano Industria 4.0. "Dobbiamo creare oggi le condizioni per ripagare nei prossimi anni il debito che stiamo facendo per rialzarci", conclude Grassi.