Svolta in Mv Agusta: Giacomo Agostini, "quel marchio è come una seconda famiglia"

Intervista al campione di motociclismo dopo l'ipotesi di un nuovo investitore per il rilancio della storica azienda di Varese

Giacomo Agostini con la Mv Agusta classe 350

Giacomo Agostini con la Mv Agusta classe 350

Varese, 30 luglio 2016 - Considerato uno dei più grandi campioni del motociclismo sportivo di tutti i tempi, Giacomo 'Ago' Agostini ha legato il suo nome a Mv Agusta, che considera "come una seconda famiglia". In sella alle moto made in Varese il pilota classe 1942 ha ottenuto alcune delle sue vittorie più importanti.

Mv Agusta, con il possibile ingresso di un nuovo investitore, si trova davanti a una svolta. Pensa che potrebbe esserci lo spazio per un rilancio, uscendo da una situazione difficile attraverso l’afflusso di nuovi capitali?

"È la speranza di tutti gli appassionati di moto. Seguo con molta attenzione queste vicende, speriamo che sia il primo passo per una rinascita".

La partenership con Mercedes sembra non aver dato i risultati sperati.

"L’ingresso di Mercedes era stato un passaggio importante, però le cose non sono andate come si sperava. Esporre le moto Mv Agusta nei punti vendita Mercedes avrebbe potuto sbaragliare la concorrenza ma la sinergia, evidentemente, non ha funzionato".

Pensa che ci potrebbe essere un ritorno di Mv Agusta alle corse?

"Sarebbe meraviglioso, ma bisognerebbe ripartire praticamente da zero, creando un reparto corse. Secondo me per ora l’importante è lavorare per il rilancio di questo storico marchio che ha fatto la storia dell’industria del settore motociclistico".

Le moto Mv Agusta l’hanno portata diverse volte sul podio. Quali sono i suoi ricordi più belli?

"Ho dei ricordi meravigliosi, così belli che è difficile elencarli tutti. Mv Agusta è stata la mia seconda famiglia. Ero ancora un ragazzo quando il conte Agusta mi chiamò chidendomi di correre per loro. Poi ci sono state le vittorie, i titoli mondiali. Sono stati anni storici per il motociclismo italiano, primati per lo sport e per l’industria italiana. Sia la moto sia il pilota erano “made in Italy“, e questo è straordinario. Quando andavo all’estero incontravo numerosi nostri connazionali che vivevano in altri Paesi ed esprimevano tutto il loro orgoglio perché l’Italia era sul gradino più alto del podio. Anche oggi otteniamo delle belle vittorie ma, a differenza del passato, in sella a moto realizzate all’estero".