"Violenze in famiglia allarmanti Non abbiate paura di denunciare"

L’appello della procuratrice di Varese Daniela Borgonovo: bisogna fare rete in nome della prevenzione

MESENZANA (Varese)

di Andrea Gianni

"Le violenze in famiglia sono un fenomeno in aumento. Non tanto per numero, purtroppo sempre preoccupante, quanto per la gravità dei casi. Serve prevenzione, serve una rete di protezione". La procuratrice di Varese, Daniela Borgonovo, torna a lanciare un appello dopo l’ennesima tragedia, che ha sconvolto Mesenzana. "Rinnovo l’invito a denunciare – spiega – perché la denuncia fa almeno scattare i primi meccanismi di protezione e gli accertamenti necessari. La magistratura e le forze dell’ordine fanno la loro parte, ma bisogna sviluppare una rete per una efficace prevenzione". I centri antiviolenza sul territorio sono pieni, la pandemia ha amplificato le situazioni di disagio in famiglia come quella che ha portato alla separazione fra Luana Vivirito e Andrea Rossin, l’uomo che all’alba di giovedì ha ucciso i figli Giada e Alessio, di 13 e 7 anni, e poi si è tolto la vita con lo stesso coltello da cucina.

Alle spalle nessuna denuncia da parte della donna, o richieste di aiuto rivolte ad amici e familiari. Non c’erano avvisaglie evidenti di una violenza pronta a esplodere. Nei deliri di Andrea Rossin si mescolavano farneticazioni sui vaccini, timori ingiustificati che gli potessero "portare via i figli". Suggestioni sugli alieni, depressione, una "gelosia ossessiva" e un avvicinamento alla religione, che lo avrebbe portato ultimamente a frequentare la Chiesa Evangelica di Luino. Uno squilibrio mentale che si era aggravato negli ultimi mesi, ma che covava da tempo fra le mura della casa di Mesenzana. Risale a un paio di anni fa un ricovero all’ospedale a Cittiglio per disturbi psichici del 44enne, alle spalle alcuni problemi di droga, che si guadagnava da vivere con lavori saltuari in imprese e cantieri fra Svizzera e Alto Varesotto. I carabinieri di Luino e Varese hanno acquisito le cartelle cliniche del reparto di psichiatria. Dopo le dimissioni gli erano stati prescritti dei farmaci, ma attualmente non era in cura al Cps o in altre strutture sanitarie. Un disagio rimasto quasi nascosto, noto solo ai familiari e alle persone più vicine. Lui "rifiutava di farsi curare", ed era precipitato sempre più nei suoi deliri, sfociati nella tragedia. Intanto la pm di Varese Giulia Floris, del pool “fase deboli“ della Procura di piazza Cacciatori delle Alpi, ha disposto l’autopsia, necessaria anche per determinare l’ora esatta della morte e per accertare attraverso gli esami tossicologici se l’uomo avesse narcotizzato i figli. Dai primi sopralluoghi nell’abitazione sotto sequestro, però, non sarebbero state trovate tracce evidenti di sostanze. Dopo l’esame del medico legale, che verrà eseguito martedì, la mamma potrà abbracciare per l’ultima volta i corpicini, e potranno essere celebrate le esequie.